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- Regali di bellezza fatti in casa: 5 ricette di cosmesi DIY da offrire a Natale
Che sia per Natale, per un compleanno o per puro divertimento, creare in casa i propri prodotti di cosmesi da regalare può essere davvero divertente! Onestamente, ammetto che sto pensando decisamente al Natale scrivendo questo articolo 😆 ed immaginando che tu stia iniziando a pensare a che cosa regalare ai tuoi cari, ho deciso di proporti tra queste righe 5 ricette di cosmesi DIY (alcune davvero facili da realizzare, altre un po' più complesse) da offrire questo Natale ad amici e parenti. Partiamo? 1. Balsamo labbra colorato all'Alcanna Tra le ricette di cosmesi DIY non possono mancare i balsami e burri labbra. Questa ricetta molto semplice ed efficace è arricchita da un po' di colore: grazie all'alcanna questo balsamo dona alle labbra un delicato colorito rosso/rosato. Da provare per nutrire ed abbellire le nostre labbra quest'inverno! Ricetta balsamo labbra colorato all'Alcanna 2. Burro corpo nutriente* Ecco una super semplice e personalizzabile ricetta del burro corpo nutriente. Trattandosi di un prodotto solido, è sufficiente strofinarlo sulla pelle dopo il bagno o la doccia (o anche direttamente sotto la doccia!). La barretta si scioglie leggermente al contatto, rendendo l'applicazione facile e veloce. Pelle bella e nutrita all'orizzonte! Ricetta burro corpo nutriente per tutti i tipi di pelle 3. Bomba da bagno nutriente al burro di cacao* Il freddo e gli sbalzi di temperatura mettono a dura prova la tua pelle? Questa ricetta di bomba da bagno renderà l'acqua della vasca nutriente e addolcente grazie all'avena, alla camomilla e al burro di cacao che contiene. Un vero toccasana per la pelle! Ricetta bombe da bagno nutrienti con burro di cacao 4. Esfoliante festivo per il corpo* Tutti conosciamo la pelle secca in inverno! Per massimizzare l'equilibrio della pelle, è importante esfoliarla per liberarla dalla pelle morta. Niente di meglio che farlo con un sale esfoliante fatto in casa, e festoso! Una ricetta semplice e facile da realizzare, ottima come regalo per questo Natale. Ricetta sale esfoliante festivo per il corpo 5. Crema corpo "del Gladiatore" super nutriente La ricetta di questa crema fredda (oltre ad avere una storia decisamente avvincente!) è davvero fantastica, profondamente nutriente . Ideale per tutti i tipi di pelle, è un ottimo esempio di crema di base. È perfetta se sei alla prime armi con l'autoproduzione cosmetica e cerchi un'alternativa ad un'emulsione. Ricetta crema corpo super nutriente (senza emulsionante) *Fonte originale ricette: 5 produits faits main à offrir en cadeau | Les Mauvaises Herbes Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo del sapone e cosmesi DIY 🫧 Francesca
- Domande frequenti sulla fabbricazione del sapone (a freddo)
Il sapone scade? Posso usarlo subito appena fatto? Che oli posso usare per fare il sapone? Queste sono solo alcune delle domande che mi vengono chieste più frequentemente durante i miei corsi di saponificazione a freddo . Ho deciso di raccogliere tutte le domande (e relative risposte) in questo articolo, che aggiornerò nel tempo . Se hai altre domande sulla fabbricazione del sapone con il metodo a freddo, non esitare a scriverle nei commenti! Ecodalia - Saponi DIY Formulazione & composizione Posso fare il sapone con qualsiasi olio/burro? Certo! L'importante è riuscire a rendere la ricetta quanto più equilibrata possibile. Controlla sempre la composizione in acidi grassi di ogni olio/burro ed utilizza un calcolatore online (come Soap Calc o Mendrulandia ) per calcolare al meglio la tua ricetta. Se sei agli inizi della tua esperienza di autoproduzione di saponi, affidati a ricette già formulate! Posso usare l'olio esausto per fare il sapone? Sì e no . Ne ho parlato nel dettaglio in questo articolo . Posso fare il sapone con qualsiasi liquido? Anche qui la risposta è sì . Ho citato alcuni possibili liquidi in questo articolo . Devo per forza usare la soda caustica per fare il sapone? Sì e no . Il punto è che per realizzare un sapone solido artigianalmente è necessario un liquido basico, che puoi realizzare con la cenere o con la soda caustica (idrossido di sodio). Entrambe hanno la stessa pericolosità. Se non te la senti di usare la soda, prova i composti di sapone melt & pour , una versione semplificata e personalizzabile del sapone a base di glicerina. Se uso la soda caustica allora il mio sapone non è naturale? La saponificazione è una reazione chimica tra una componente grassa ed una soluzione basica (fatta con la cenere o con la soda caustica). Una volta avvenuta questa reazione chimica, non rimane nulla della soda/cenere ! Il fatto di usare la soda caustica quindi non toglie in alcun modo la "naturalità" del tuo sapone. Il mio sapone non fa la schiuma: perché? Dipende dai grassi che hai usato nella tua ricetta . Ogni olio e ogni burro ha proprietà e caratteristiche diverse. L'olio di oliva non fa la schiuma, ma l'olio di cocco e di ricino si. Se il tuo sapone non fa la schiuma probabilmente significa che la tua ricetta non prevede grassi che hanno questa proprietà. Questo non significa che il tuo sapone non lavi eh! Non confondere mai la schiuma con il potere lavante. Vorrei fare il sapone con il latte Come posso colorare il mio sapone? Ci sono tanti modi per colorare il sapone. Ti consiglio di iniziare con quello che hai casa: inserisci delle spezie (curcuma, ortica) o altre polveri (caffé, cacao...) una volta ottenuto il nastro . Mescola bene e goditi i colori naturali di questi ingredienti! Per colorare puoi usare anche argille e coloranti minerali come la mica. Esistono anche coloranti liquidi per sapone. Produzione, tempo di cura/stagionatura e stoccaggio del sapone Il mio sapone ha raggiunto il nastro molto rapidamente e faccio fatica a lavorarlo per metterlo il formina. Cosa può aver contribuito ad accelerare la solidificazione? Oltre alla fragranza scelta (vedi punto sotto sulla profumazione), anche altri fattori possono creare questo problema: 1) Temperature troppo alte: se oli e soluzione caustica erano > 40–45°C, accelerano il nastro. 2) Ricetta molto “dura”: tanto olio di cocco, burro di cacao, burro di karité, cera, sono ingredienti che solidificano più rapidamente. 3) Hai frullato troppo: anche qualche secondo di troppo col minipimer può anticipare il nastro. 4) Fragranza aggiunta troppo tardi: se l’hai aggiunta ad un nastro medio o forte, può solidificare all’istante. Quanto tempo devo aspettare prima di poter togliere il mio sapone dalla formina? Una volta versato il sapone negli stampini in silicone dovrai aspettare almeno 24/48 ore prima di sformarlo . Tieni le formine avvolte in una coperta di pile o lana in questa prima fase di solidificazione, il calore prodotto dalla reazione chimica di saponificazione durerà più a lungo e l'umidità contenuta nel sapone se ne andrà più in fretta. Perché non posso usare subito il sapone, appena fatto? Se usi il sapone immediatamente dopo le 24/48 ore dalla preparazione non succede niente . Vi è comunque il rischio che, se il sapone non ha ancora attraversato la fase di gel, vi siano ancora delle tracce di alcali liberi. Oltre ad evitare questo rischio, è consigliato un periodo di stagionatura del sapone di almeno 4 settimane per permettere al sapone di solidificarsi ulteriormente (consistenza più solida), migliorare la schiuma ed evitare di vedere il sapone squagliarsi sul piattino del lavandino troppo velocemente. Quanto tempo deve rimanere in cura (stagionatura) il mio sapone autoprodotto (a freddo)? Il tempo consigliato di stagionatura è di almeno 4 settimane . Più acqua o grassi insaturi sono presenti nella ricetta del sapone, più sarebbe meglio aspettare. Il tempo di stagionatura quindi varia in media tra le 4 e le 12 settimane . È normale che il mio sapone si sia ridotto in volume dopo le prime 24/48 ore? Sì . Con il tempo l'umidità contenuta nel sapone evapora e questo determina una perdita di volume del sapone. Il mio sapone rimane un po' appiccicoso dopo averlo tolto dalla formina: é normale? Questo piccolo problema (puramente estetico) dipende sia dalla composizione della ricetta (oli/burri scelti) che dalla quantità di acqua presente nella ricetta. Se fai fatica ad estrarre il sapone dalla formina, lascia riposare il sapone altre 24/48 ore, il tempo che si asciughi ed indurisca ulteriormente. Questo problema si presenta spesso in estate, quando l'aria è costantemente ricca di umidità e quindi il nostro sapone fatica ad asciugarsi correttamente. Una volta pronto, come p osso conservare al meglio il mio sapone? La stagionatura deve avvenire in un luogo areato, fresco e asciutto . Per comodità puoi tenere le saponette in una scatola di legno o di cartone (non ermetiche) , separate ad un paio di centimetri l'una dall'altra. Anche dopo la stagionatura, è meglio evitare stanze umide come bagno, cucina o cantina. Io di solito conservo le saponette in scatole da scarpe. Non dimenticarti di annotare la data di fabbricazione delle saponette! Profumazione, colorazione e decorazione del sapone Perché il mio sapone ha fatto grumi ed è diventato solido subito? Una delle cause potrebbe essere la fragranza che hai scelto per profumare il tuo sapone. Alcune fragranze (soprattutto quelle fruttate, gourmand, floreali e vanigliate) contengono alcuni componenti chimici (ad es. aldeidi, composti vanillinici, esteri) che interagiscono con la soda ed aumentano all’istante la saponificazione. Risultato: l’impasto si “blocca”, si indurisce, compaiono grumi e si lavora malissimo. Non è un errore della ricetta: è la fragranza a comportarsi così . A me è successo, ad esempio, con la fragranza Strawberry di Mystic Moments e Cioccolato di Flower Tales. Altre domande Posso realizzare il sapone all'aperto? Certo, perché no. Attenzione solo agli sbalzi di temperatura! Posso realizzare il sapone in inverno? È sconsigliato realizzare il sapone quando le condizioni metereologiche sono estreme. Freddo o caldo estremi non aiutano il processo di saponificazione, influenzando la temperatura del composto che potrà difficilmente essere controllata. Posso realizzare il sapone in estate? Stessa risposta dell'inverno. Hai altre domande che vorresti farmi? Lascia un commento a questo articolo! Vuoi imparare a fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo del sapone e cosmesi DIY 🫧 Francesca
- Risciacquo acido: il segreto naturale per capelli lucidi, morbidi e senza crespo
Il risciacquo acido è una fase un po' sconosciuta ma molto efficace nella nostra routine di bellezza naturale, perfetta per ottenere capelli brillanti, sani e morbidi . Fattori come lo shampoo, la temperatura dell’acqua (calda) e il pH dei prodotti detergenti possono causare l’eccessiva apertura delle cuticole del capello, lasciandolo crespo, opaco e spento. Ecco allora che il risciacquo acido viene in nostro soccorso! Vediamo insieme in cosa consiste, come realizzarlo in casa e come utilizzarlo correttamente per un risultato efficace. Cos’è il risciacquo acido e a cosa serve La struttura esterna del capello è simile ad una spiga di grano: se le “spighe” (le cuticole) rimangono chiuse e compatte, il capello appare protetto, liscio e brillante. Durante il lavaggio, però, le cuticole si aprono a causa del calore e del pH alcalino dei detergenti, facendo apparire i capelli spenti e ruvidi. In più, il calcare dell’acqua del rubinetto si deposita sulla superficie, rendendoli più duri e crespi. Il risciacquo acido consiste quindi nell’effettuare l’ ultimo risciacquo con acqua fredda leggermente acidificata con aceto, succo di limone o acido citrico (ingredienti con pH molto acido). Il suo scopo è quello di ripristinare il pH naturale dei capelli e a rimuovere i residui di calcare , lasciandoli lucenti e setosi. Come fare un risciacquo acido Per fare un risciacquo acido bastano pochi ingredienti comuni e naturali. ⚠️ Prima di passare alle ricette, una piccola accortezza: attenzione a non esagerare con la quantità di ingrediente acido, non deve prevalere in percentuale rispetto all'acqua. La quantità di acido rimane molto ridotta proprio per evitare di seccare la fibra capillare. Ecco tre metodi semplici per realizzare il tuo risciacquo acido in casa. 1️⃣ Risciacquo acido con aceto 1 litro di acqua fredda 1 cucchiaio di aceto (di vino o di mele). L’aceto contiene acido acetico, minerali, vitamine e zuccheri che " idratano " e lucidano i capelli. Non temere per l’odore: una volta asciutti, non si sentirà più! Se sei sensibile agli odori forti, scegli l’ aceto di mele — ha un profumo più delicato e un pH più vicino a quello dei capelli. Volendo puoi anche decidere di aromatizzare il tuo aceto con erbe aromatiche, agrumi o spezie per aggiungere un tocco di profumo alla tua ricetta! 2️⃣ Risciacquo acido con succo di limone 1 litro di acqua fredda 1 cucchiaio di succo di limone (filtrato) Ideale per chi non sopporta l’odore dell’aceto. 3️⃣ Risciacquo acido con acido citrico È la soluzione più ecologica e inodore (e che personalmente preferisco). L’acido citrico, derivato dal limone, si presenta come una polvere bianca molto concentrata. ⚠️L'acido citrico puro è molto irritante a contatto con gli occhi: quando prepari la tua soluzione utilizza dei guanti! 1 litro d’acqua fredda 1/2 cucchiaino di acido citrico. Usa il risciacquo acido alla fine della tua routine , dopo shampoo e balsamo.È ideale quando i capelli appaiono opachi o stressati — dopo il mare, una tinta o un periodo intenso. È la tocco finale che regala brillantezza immediata e leggerezza. Nota sulla conservazione del risciacquo acido Conserva la tua soluzione in una bottiglia oscurata (se possibile) e ti consiglio anche di aggiungere un conservante antibatterico (come il Cosgard o simili) per conservarlo il più a lungo possibile. Se vedi apparire sul fondo dei filamenti, significa che il tuo prodotto non è più utilizzabile. Smaltiscilo versandolo nel WC. Quando e come applicare il risciacquo acido sui capelli Si può usare dopo ogni shampoo e dopo il balsamo o la maschera. Versa direttamente (o con l'aiuto di uno spruzzino) la soluzione sui capelli partendo dal cuoio capelluto e lasciala scorrere sulle lunghezze. Massaggia di modo da assicurarti che il liquido si sparga omogeneamente su tutti i capelli. Non serve risciacquare di nuovo: è proprio l’ ultimo step del lavaggio dei capelli. Se lavi i capelli molto spesso, alterna il risciacquo acido a un idrolato naturale per non seccarli troppo. Ecco alcune alternative: Idrolato di rosmarino → tonificante, rinforzante e lucidante; perfetto per capelli grassi o con forfora. Idrolato di amamelide → lenitivo e rinfrescante, ottimo per cuoio capelluto secco o irritato. Idrolato di camomilla → ravviva i riflessi dorati e calma le irritazioni; adatto anche in caso di eczema o psoriasi. Domande frequenti sul risciacquo acido 👉 Il risciacquo acido rovina i capelli? No, se ben diluito non danneggia. Tuttavia, usarlo troppo spesso (più volte a settimana) può seccare i capelli più fini o secchi. L'ideale è utilizzarlo una volta a settimana o dopo una tinta o henné . 👉 Meglio aceto o limone per il mio risciacquo acido? Non c'è una reale differenza sostanziale. Utilizza quello che hai già in casa! 👉 Devo fare il risciacquo acido prima o dopo il balsamo? Dopo, è l’ultimo passaggio che permette di sigillare le cuticole e trattenere i nutrienti. 👉 Il risciacquo acido aiuta contro il crespo? Sì, chiudendo le cuticole i capelli risultano più lisci, luminosi e meno crespi — soprattutto i ricci o mossi. 👉 Il risciacquo fa durare di più il colore o l’henné? Assolutamente sì. Chiudendo le cuticole, i pigmenti restano intrappolati nel capello più a lungo, mantenendo la tinta più viva e duratura. Spero che proverai a realizzare anche tu questa semplice ricetta naturale di cura dei capelli! Se hai qualsiasi dubbio o domanda, non esitare a chiedere! Io sono qui. A presto 🫧 Francesca Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . 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- Ricetta: pulizie di casa al naturale con la polvere alle tre “sode”
Da anni autoproduco in casa quanti più detersivi possibile per tre ragioni: ridurre il mio impatto ambientale (in particolare riducendo gli imballaggi), creare qualcosa di utile con le mie mani e, in fin dei conti, risparmiare. Oggi condivido questa ricetta semplicissima e versatile che motiverà anche te a passare alle pulizie di casa al naturale ! Ricetta: pulizie di casa al naturale con la polvere alle tre “sode” Ingredienti 30 ml di bicarbonato di sodio 60 ml di cristalli di soda (carbonato di sodio) 15 ml di percarbonato di sodio 1 vasetto in vetro a bocca larga da 250 ml (meglio se ermetico). Viene chiamata “ polvere alle tre sode ” perché è composta da: bicarbonato di sodio (NaHCO₃) Sgrassa e neutralizza gli odori (perfetto per frigoriferi, scarichi, scarpe, tappeti). Pulisce senza graffiare , quindi puoi usarlo su superfici delicate (inox, vetroceramica, lavandini, stoviglie). Smacchia leggermente e aiuta a sciogliere lo sporco grasso . In combinazione con acidi (come l’aceto o il limone), sviluppa una reazione effervescente utile per disincrostare e sbloccare gli scarichi. cristalli di sodio (carbonato di sodio, Na₂CO₃) Molto più alcalino del bicarbonato, quindi più potente . Sgrassa in profondità (ottimo per forno, pentole, stoviglie unte, piani cottura). Disincrosta e rimuove lo sporco ostinato . Ammorbidisce l’acqua (potenzia l’efficacia del detersivo in lavatrice). Ottimo per togliere macchie di grasso e sudore dai tessuti. ⚠️indossa sempre guanti e non usarlo su alluminio, superfici verniciate o delicate. percarbonato di sodio (2Na₂CO₃·3H₂O₂) È una combinazione di carbonato di sodio e perossido d’idrogeno (acqua ossigenata solida).Quando si scioglie in acqua calda (sopra gli 80°C), libera ossigeno attivo producendo un'azione sbiancante, smacchiante e disinfettante naturale. Perfetto per sbiancare i tessuti , rimuovere macchie organiche (vino, sangue, caffè). Igienizza superfici, sanitari e WC. Neutralizza gli odori e previene la muffa . Un trio imbattibile : sgrassa, smacchia, disinfetta e sbianca. Procedimento Indossando una mascherina, riduci il percarbonato di sodio in polvere fine con un mortaio (è opzionale, in alternativa mantieni il percarbonato nella sua forma originale. I granuli più grossi del percarbonato necessiteranno semplicemente di più tempo per sciogliersi). Versa nel barattolo il bicarbonato , i cristalli di soda e il percarbonato . Mescola bene. Conserva il composto in un contenitore ermetico , ben etichettato e sempre asciutto . ⚠️ Attenzione! Il mix di polveri si conserva a tempo indefinito , ma solo allo STATO SECCO .Non conservare mai la miscela con acqua :quando entra in contatto con l’acqua, il percarbonato libera ossigeno , e…ossigeno + contenitore chiuso = pressione = rischio di esplosione! 💥 👉 Aggiungi l’acqua solo al momento dell’uso . Come si usa la polvere alle tre “sode” per le tue pulizie di casa al naturale Cosa puoi pulire con questa mix di polveri? Praticamente tutto 😎 la porta del forno incrostata le griglie del forno le teglie bruciate (non in alluminio) il fondo delle pentole annerite la piastra in vetroceramica il WC , il lavello , la vasca , il lavabo , le piastrelle 🔹 Superfici (vetroceramica, forno ecc.) Mescola ¼ di tazza del composto con 1–2 cucchiai di acqua calda saponata fino a ottenere una pasta omogenea.Applica sulla superficie da pulire, lascia agire qualche minuto (fino a 20 per lo sporco più ostinato), poi strofina con una spugna.Risciacqua e… brilla! ✨ 🔹 Griglie e teglie Metti le griglie o le teglie nel fondo della vasca, coprile con acqua molto calda , aggiungi ¼–½ tazza di miscela e lascia agire per un'ora (finchè l'acqua non si intiepidisce). Strofina con una spugna. Ripeti se necessario. 🔹 Pentole bruciate Versa acqua molto calda sul fondo, aggiungi ½ cucchiaio di polvere e lascia agire tutta la notte . Il giorno dopo, una passata di spugna ed è come nuova. 🔹 WC Aggiungi 1 cucchiaio della polvere nell’acqua del WC e versa 500ml di acqua bollente . Lascia agire per 1 ora , poi strofina con la spazzola.Tira l’acqua e ammira il risultato! Cosa ne dici, è stato facile no? Se questa ricetta ti è piaciuta ed il mondo dell'autoproduzione ti incuriosisce, dai un'occhiata ai miei corsi (in presenza e online) di igiene della casa e cosmesi naturale , magari trovi qualcosa che ti piace! Spero che proverai a realizzare anche tu questa semplice ricetta di detersivo naturale! Se hai bisogno di qualsiasi chiarimento, io sono qui. A presto! Francesca Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti e qui invece troverai i videocorsi registrati che potrai seguire tranquillamente da casa e con i tuoi tempi!
- Shampoo solidi naturali: come scegliere quello giusto per te
Negli ultimi anni, gli shampoo solidi naturali hanno conquistato sempre più spazio nelle nostre docce. Pratici, compatti e privi di plastica, promettono capelli puliti e un pianeta un po’ più leggero. Ma chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di prodotto si trova spesso in un piccolo… labirinto! Capelli unti, effetto ceroso, o al contrario troppo secchi. Perché succede questo? E come possiamo evitarlo? La risposta è semplice: non tutti gli shampoo solidi sono uguali. In questo articolo ti aiuto a capire le differenze tra le due grandi famiglie di shampoo solidi naturali e come scegliere quello ideale per te (e per i tuoi capelli). INDICE DELL'ARTICOLO 1. Due tipi di shampoo solidi naturali: sapone o detergente? 2. Come capire quale tipo shampoo solido stai usando? 3. Quale shampoo solido naturale scegliere per i tuoi capelli? 4. Il mio consiglio per te. 💫Mini guida alla transizione verso lo shampoo solido 1. Due tipi di shampoo solidi naturali: sapone o detergente? Sotto lo stesso nome “shampoo solido” si nascondono in realtà due prodotti molto diversi , con ingredienti, pH e risultati differenti. Vediamoli insieme! Shampoo solido saponificato a freddo (SAF) È un vero e proprio sapone formulato per i capelli. Nasce quindi da una reazione di saponificazione tra oli vegetali, burri e una soluzione di soda caustica (idrossido di sodio), che trasforma i grassi in sali e glicerina. Il risultato è un detergente naturale, nutriente e artigianale con le seguenti caratteristiche: Aspetto: liscio, simile a una saponetta. pH: alcalino (circa 9). Vista la basicità di questo tipo di shampoo, viene solitamente consigliato un risciacquo acido dopo l'utilizzo per riportare il pH del cuoio capelluto al suo pH originario. Ingredienti tipici di composizione (esempi): olio d’oliva, olio di cocco , burro di karité, oli essenziali, macerati di erbe . Shampoo solido con tensioattivi delicati In questo caso, niente saponificazione. Si parte da un tensioattivo già pronto , derivato da fonti vegetali (come il Sodium cocoyl isethionate – SCI o il Sodium coco sulfate – SCS ), e lo si unisce a oli, burri e polveri botaniche e/o minerali. Uno shampoo solido fatto in questo modo avrà le seguenti caratteristiche: Aspetto: più compatto e granuloso, spesso modellato in stampi o presse. pH: neutro o leggermente acido, più vicino a quello della pelle. Ingredienti tipici di composizione (esempi): SCI (o altro tensioattivo), burro di mango, olio di argan, polvere d’ortica, argilla bianca. 2. Come capire quale tipo shampoo solido stai usando? L'unico modo per scoprire con chiarezza quale tipo di shampoo solido stai usando è quello guardare la lista degli ingredienti (INCI) : Se trovi nomi come Sodium Olivate , Sodium Cocoate o Glycerin , è un sapone saponificato a freddo . Se leggi Sodium cocoyl isethionate , Sodium coco sulfate o simili, si tratta di uno shampoo con tensioattivi delicati . Un altro trucco? La texture : il sapone è particolarmente liscio e opaco, mentre il secondo tipo è più “compattato” e grana fine. Se non sai come leggere le etichette (ti posso capire, spesso sono incomprensibili a prima vista!), ho preparato qui una guida alla lettura delle etichette cosmetiche . 3. Quale shampoo solido naturale scegliere per i tuoi capelli? Entrambi possono essere ottime opzioni, tutto dipende dal tuo tipo di capello, dall’acqua che usi e dalle tue abitudini. Shampoo saponificato a freddo (SAF) Vantaggi 100% naturale e biodegradabile Economico e spesso artigianale ( puoi realizzarlo anche tu in casa! ) Può essere usato anche sul corpo Dura a lungo Svantaggi pH alcalino → richiede un risciacquo acido Non sempre compatibile con capelli fini o acqua dura Può lasciare una sensazione cerosa Ideale per: capelli spessi, ricci o secchi, chi ama i prodotti artigianali e semplici. Shampoo solido con tensioattivi delicati Vantaggi pH equilibrato, simile a quello dei capelli Funziona bene anche con acqua dura o fredda Risultato leggero e pulito, come uno shampoo tradizionale Facile da personalizzare ( puoi realizzarlo tu e scegliere una gran parte degli ingredienti in funzione del tuo tipo di capelli) Svantaggi Prezzo più alto del sapone-shampoo Più difficilmente biodegradabile (a seconda del tensioattivo che viene usato potrebbe non essere consigliato l'usare direttamente in natura) Ideale per: chi ha capelli fini, tendenza al grasso, o vuole passare facilmente da uno shampoo liquido a uno solido. 4. Il mio consiglio per te Se sei alle prime armi con i cosmetici solidi, inizia da uno shampoo con tensioattivi delicati : è più simile a quello a cui sei abituatə, facile da risciacquare e con risultati più immediati. Quando avrai preso confidenza, potrai sperimentare con gli shampoo saponificati , più artigianali e autentici, ma anche un po’ più “selvaggi”. Ricorda: il segreto è sempre ascoltare i tuoi capelli . Ogni cuoio capelluto reagisce in modo diverso, e l’unico modo per trovare il tuo shampoo ideale è… provare! ✨ In sintesi: Ci sono due tipi di shampoo solidi naturali: uno è un sapone artigianale , l’altro un detergente delicato . Nessuno è “migliore” in assoluto: tutto dipende dal tuo tipo di capello e dalle tue esigenze. Entrambi ti aiutano a ridurre la plastica e gli imballaggi, a scegliere ingredienti più consapevoli e prenderti cura del Pianeta. 💫 Mini guida alla transizione verso lo shampoo solido Passare a uno shampoo solido è un piccolo gesto quotidiano che può avere un grande impatto sulla tua pelle, sui tuoi capelli e sul Pianeta. Ma come ogni cambiamento, anche i capelli hanno bisogno di un po’ di tempo per adattarsi.Ecco come accompagnare la transizione con dolcezza e pazienza. 1️⃣ Comprendi la differenza Se hai sempre usato shampoo liquidi tradizionali, i tuoi capelli sono abituati a siliconi, filmanti e agenti leviganti che “mascherano” lo stato reale della fibra capillare. Quando li elimini, i capelli devono disintossicarsi : possono risultare più opachi, pesanti o “strani” per qualche lavaggio. È normale! Fa parte del processo di riequilibrio naturale del cuoio capelluto. 2️⃣ Scegli lo shampoo giusto per te 👉 Se hai capelli fini o tendenti al grasso, inizia con uno shampoo solido a base di tensioattivi delicati (SCI, SCS, ecc.): sarà più simile a uno shampoo liquido classico. 👉 Se ami l’artigianalità e hai capelli secchi o ricci, puoi sperimentare con uno shampoo saponificato a freddo (SAF) , ricordandoti di abbinare un buon risciacquo acido . 3️⃣ Aggiungi il risciacquo acido È il segreto per chi usa shampoo solidi naturali! Aiuta a riequilibrare il pH , chiudere le cuticole e donare lucentezza e morbidezza . Trovi tutto quello che ti serve sapere sul risciacquo acido qui . 4️⃣ Idrata e nutri Durante la fase di transizione, alterna lavaggi con impacchi leggeri o balsami naturali (ad esempio con gel d’aloe, oli leggeri o idrolati ). Questo aiuta i capelli a ritrovare elasticità e brillantezza. 5️⃣ Sii paziente e osserva Ogni chioma ha i suoi tempi. La transizione può durare da 2 a 6 settimane , a seconda del tipo di capelli e dell’acqua della tua zona. Ascolta la tua cute, varia le ricette e non scoraggiarti: una volta superata la fase iniziale, i tuoi capelli saranno più forti, leggeri e vivi ! 🌿 Bonus tip Per non sprecare il tuo shampoo solido, conservalo all’asciutto tra un lavaggio e l’altro. Appoggialo su una griglia o in un portasapone drenante: durerà molto di più così! In sintesi: La transizione allo shampoo solido è un piccolo viaggio di adattamento, ma il risultato è una chioma più naturale, un cuoio capelluto più sano e una routine più sostenibile. E tu, usi già uno shampoo solido? Se sì, quale hai scelto? E se invece ancora non lo hai fatto: che cosa ti blocca dall'usarlo? Ti leggo con piacere nei commenti! Un abbraccio 🫧 Francesca Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti e qui invece troverai i videocorsi registrati che potrai seguire tranquillamente da casa e con i tuoi tempi!
- Deodorante naturale: funziona davvero?
Se hai provato i deodoranti naturali e sei rimast ə delus ə dalle loro prestazioni nel combattere il sudore e l'odore corporeo, allora questo articolo è proprio giusto per te! Per scoprire se un deodorante naturale (acquistato o fatto in casa) funziona davvero, la prima vera domanda da porsi è: cos'è il sudore? Una volta compreso il ruolo del sudore, possiamo scegliere i deodoranti naturali giusti per lavorare in sintonia con le nostre esigenze particolari. Il sudore corporeo ha uno scopo primordiale anche se i tabù odierni e i condizionamenti sociali hanno messo fine ad affrontare il tema del sudore in modo ragionato. La sudorazione ha una funzione fondamentale nel raffreddare il nostro corpo quando abbiamo caldo o siamo sotto stress . Il suo altro ruolo di segnalazione di "lotta o fuga" suggerisce come l'homo sapiens funzionasse millenni fa. Solo una volta compreso il ruolo del sudore, possiamo scegliere i deodoranti naturali giusti per lavorare in sintonia con le nostre esigenze personali. Se acquisti antitraspiranti o deodoranti normali e tradizionali, probabilmente li scegli per il loro profumo e la loro forza . Tuttavia, ci sono molti più fattori in gioco nel decidere quale prodotto ci si addice . Usare lo stesso deodorante o antitraspirante per tutti non è necessariamente l'approccio migliore né il più salutare per mascherare l'odore corporeo né per il nostro benessere generale. Per approfondire : in questo episodio viene intervistata Ada Juristovski, co-fondatrice e CMO di Nala Care , un marchio di deodoranti naturali e personalizzati con sede a Vancouver, in Canada. Ada ci offre una visione approfondita e illuminante degli aspetti fisiologici e psicologici del sudore e, nel processo, ci aiuta a comprendere meglio il sudore in modo da poter scegliere opzioni più sane e personalizzate per la nostra routine quotidiana di cura personale. Perché si suda? Il deodorante è un prodotto che interviene nel momento in cui desideriamo limitare i cattivi odori dovuti dalla sudorazione. L a prima domanda che sorge spontanea allora è... Perché si suda? La sudorazione è un p rocesso naturale, fisiologico , che serve per la regolazione della temperatura corporea . Evaporando, il sudore raffredda la superficie del corpo e la mantiene alla giusta temperatura. Ecco perché quando l'organismo è surriscaldato reagisce con la produzione di sudore che, appena emesso, non ha alcun odore ma può trasformarsi in cattivo odore in seguito all'azione della flora batterica sull'epidermide, dovuta al contatto con l'aria. Quali sono le cause del cattivo odore? Le cause del cattivo odore del sudore sono molteplici, ma sicuramente la principale fonte è la presenza di microbi e batteri che colonizzano la cute. Il cattivo odore della pelle può essere legato a numerosi fattori tra cui: cattiva alimentazione : ciò che mangi influenza l'odore naturale del tuo corpo. Avere un'alimentazione scorretta è sinonimo di dieta non bilanciata e quindi priva di nutrienti che permettono il corretto funzionamento dei processi fisiologici del corpo. In questo senso, sarebbe meglio evitare il consumo di cibi processati o particolarmente piccanti che possono far alzare la temperatura del corpo e provocare una sudorazione eccessiva oltre ad aumentare l'acidità nell'organismo che altera il Ph e rende difficile l'espulsione delle tossine. Meglio prediligere una dieta sana ricca di frutta e verdura e povera di grassi. Meglio evitare anche bevande alcoliche e che contengono caffeina . Assunzione di farmaci , come antidepressivi o la pillola anticoncezionale. Cambiamenti ormonali , come la pubertà, la menopausa, ciclo mestruale. Tessuti sintetici : l'intensità dell'odore non dipende solo dalla quantità di batteri presenti, ma anche dalla fibra a contatto con la nostra pelle. Utilizzare tessuti sintetici come nylon, poliestere o acrilico, aumenta la possibilità di proliferazione dei batteri che restano trattenuti tra le fibre. Meglio quindi scegliere tessuti di fibra naturale che permettono una buona traspirazione, come il cotone, il lino o la canapa. Ansia e stress : essere esposti a situazioni di ansia e stress può portare ad una eccessiva sudorazione con il conseguente rischio di emanare un odore sgradevole ed aumentare la sensazione di malessere e di disagio. Come scegliere il deodorante naturale giusto per te? La prima cosa da fare per ridurre i cattivi odori è quella di avere una buona igiene personale ed utilizzare dei prodotti delicati che rispettino il ph fisiologico della pelle. L'igiene personale è uno dei passaggi fondamentali per il mantenimento di un buono stato di salute della cute e del corpo in generale. Utilizzare prodotti per la detersione troppo aggressivi potrebbe implicare un'alterazione delle normali difese della pelle, provocando la proliferazione dei batteri naturalmente presenti sulla nostra cute. È opportuno quindi utilizzare un buon detergente a ph leggermente acido tra 5 e 5,5 che sia capace di pulire a fondo la pelle senza seccarla o irritarla, a base di tensioattivi naturali poco schiumogeni e facilmente risciacquabili. Dopo aver deterso la pelle è bene assicurarsi che le ascelle, zone più soggette alla sudorazione, siano completamente asciutte prima di applicare un prodotto cosmetico , poiché l'umidità attira maggiormente i batteri. A questo punto intervengono i cosiddetti deodoranti che ci permettono di: prevenire la formazione di odori sgradevoli; tenere sotto controllo l'azione sulla microflora batterica. Il deodorante in sé non è concepito per eliminare il sudore ma per neutralizzarne gli eventuali effetti negativi senza alterare alcun equilibrio fisiologico. Un'azione del tutto differente è invece quella svolta dai cosiddetti antitraspiranti , prodotti in grado di ostacolare e bloccare il riversamento del sudore sull'epidermide. Questo tipo di azione, bloccando un naturale processo del corpo, può in realtà essere all'origine di diversi problemi ed è per questo che sarebbe sana abitudine preferire i deodoranti agli antitraspiranti . Tra gli ingredienti più comunemente presenti con funzione antitraspiranti troviamo i sali di alluminio , utilizzati appunto per ridurre la fuoriuscita del sudore. Il loro potere antitraspirante occlude i pori della pelle: ti ricordo che la traspirazione è un processo fisiologico fondamentale per mantenere una normale temperatura corporea ed espellere le tossine... I deodoranti che troviamo comunemente in commercio nelle varie formulazioni (stick, gel, spray, crema) contengono spesso alcol e profumazioni che possono provocare allergie, irritazioni cutanee o arrossamenti della pelle. L'ideale è quindi preferire un deodorante delicato che rispetti il ph della tua pelle e nello stesso tempo possa offrire freschezza e protezione per scacciare i cattivi odori. Depilare le zone più soggette alla sudorazione è un ulteriore consiglio da poter applicare, poiché i peli in eccesso intrappolano i batteri aumentando quindi la probabilità di emanare un cattivo odore. Ok ma quindi: il deodorante naturale funziona? Come avrai capito non esiste una risposta univoca, ma quello che possiamo affermare con certezza è che: tutt ə sudiamo in misura diversa e in situazioni diverse . I nostri stili di vita, il nostro consumo di acqua, l'assunzione di farmaci e così via possono influenzare i nostri livelli di sudorazione e su base giornaliera. Sii più consapevole di ciò che ti fa sudare di modo da controllare alcune delle condizioni scatenanti. Le formule dei deodoranti naturali di solito includono e si basano sull'ingrediente neutralizzante degli odori, il bicarbonato di sodio , che è altamente alcalino e quindi non adatto alle pelli più delicate e sensibili. In alternativa cerca un deodorante a base di ossido di zinco (maggiormente tollerabile e altrettanto efficace). Anche altri ingredienti giocano un ruolo enorme nell'efficacia dei deodoranti naturali. L' olio di cocco è naturalmente antibatterico (quindi ottimo nei deodoranti), l' olio di Canapa , ad esempio, ha proprietà di riduzione dello stress, quindi per deduzione ha anche il potenziale per ridurre le occasioni in cui potremmo sudare. Posso realizzare in casa il mio deodorante naturale? Certamente! Ed è anche molto semplice. Gli ingredienti chiave del deodorante (in crema) fatto in casa sono: 🥥 Olio di cocco: antibatterico, dalla consistenza solida e penetrante. Si può anche sostituire con un olio dalle proprietà simili, come l'olio di cumino nero. In questo caso, sarà necessario aggiungere più cera per mantenere una consistenza solida. 🍯 Cera d'api o di soia: solidifica la preparazione e stabilizza le polveri per evitare che cadano sul fondo del barattolo. 💛 Burro di karité: per proteggere la pelle e limitare le irritazioni causate dal bicarbonato. 🌽 Amido di mais: per assorbire l'umidità, senza impedire la naturale traspirazione. ⚡ Bicarbonato di sodio: antibatterico, ma attenzione alle irritazioni. Per evitare irritazioni: utilizza il bicarbonato alimentare molto fine; aggiungi burro di karité per lenire la pelle; sostituisci in parte o del tutto il bicarbonato con l'ossido di zinco, più delicato. ⚪ Ossido di zinco: ammorbidisce la formula e mantiene l'efficacia antibatterica. Deve essere setacciato prima dell'uso per evitare grumi. 🌿 Oli essenziali (EO): antibatterici, ma da dosare con attenzione. Ecco quelli più consigliati per la loro funzione antibatterica: Tea tree Palmarosa* Lavanda vera Petitgrain bigarade Cipresso Rosmarino Eucalipto Sandalo (efficace, ma costoso) *Non adatto alle donne in gravidanza. **Fotosensibilizzatori: non preoccupatevi se non vi abbronzate le ascelle 😉 e a basse dosi. Se vuoi metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di crema e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi di autoproduzione che propongo in presenza e online . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo della cosmesi naturale DIY 🫧 Francesca
- Tutorial: come aromatizzare l'aceto in casa (per risciacquo acido e altre ricette di cosmesi naturale)
L'aceto non è solo un alimento base culinario, ma è stato anche usato per migliaia di anni come ingrediente chiave nelle preparazioni erboristiche . Gli aceti infusi alle erbe possono essere utilizzati per aggiungere una spinta nutriente alla tua cucina, per creare bevande deliziose e nutrienti a base di erbe e come aggiunta a molti prodotti per la pelle e i capelli come tonici per il viso, linimenti rinfrescanti e risciacqui acidi per capelli alle erbe. Prima di immergerci nelle istruzioni per aromatizzare l'aceto in casa e alcune fantastiche ricette per aiutarti a usarlo, diamo un'occhiata a come viene prodotto l'aceto stesso e ad alcune delle proprietà che offre come solvente per l'estrazione di erbe. Articolo tradotto e adattato dall'originale: Herbal Academy Aceto di mele, di vino, di alcol... Ma come si fa l'aceto? L'aceto è tradizionalmente prodotto dalla fermentazione in due fasi di un carboidrato liquido in alcol e poi in acido. Un liquido zuccherino, tipicamente un succo di frutta come mela, uva o prugna, o un purè di riso, orzo o altri cereali, viene prima fermentato dal lievito in alcol, quindi i batteri Acetobacter colonizzano l'alcol e lo fermentano nell'acido acetico diluito comunemente noto come aceto . Gli acetobacter sono onnipresenti nella maggior parte degli ambienti e possono essere trasportati attraverso l'aria o sulle zampe dei moscerini della frutta. Con la giusta temperatura e l'ambiente giusti, questi batteri colonizzeranno facilmente quasi tutti i tipi di alcol esposti. Gli aceti distillati, ad esempio il comune aceto bianco distillato che viene spesso utilizzato nella pulizia e nel decapaggio, sono prodotti mediante rapida fermentazione e distillazione del grano e possono anche avere ingredienti aggiunti come solfiti, coloranti e sale. Molti altri aceti, sia distillati che crudi, hanno aggiunto sapore o colore, che è solo uno dei motivi per cui molti erboristi preferiscono usare l'aceto di mele crudo nelle loro preparazioni. Possono essere necessarie da 4 settimane a 6 mesi per fermentare naturalmente l'alcol in aceto , a seconda della temperatura e del ceppo batterico. Il ceppo batterico, insieme al mezzo di fermento, determinerà anche se si forma una "madre" dell'aceto. La madre, una massa torbida gelatinosa o simile a una stuoia che si forma nell'aceto non pastorizzato, è in realtà un biofilm formato da batteri dell'acido acetico, cellulosa e polisaccaridi; poiché contiene Acetobacter vivente, può essere utilizzato per inoculare futuri lotti di aceto. Sebbene l'aceto madre sia innocuo da ingerire, e alcuni addirittura ne esaltano i benefici, include cellulosa e polisaccaridi che possono iniziare a decomporsi, quindi possono cambiare il sapore dell'aceto nel tempo (Kamozawa & Talbot, 2008). Estratti di aceto nella cura della pelle e dei capelli L'aceto è acido acetico diluito , quindi tutto l'aceto è un po' acido con un pH che varia da 2,5 a 4,0 . La nostra pelle ha naturalmente un pH di circa 5,5 e mantenere questo ambiente leggermente acido è importante per la sua salute. L'aceto di sidro di mele è spesso incluso nelle ricette per la cura della pelle , in gran parte perché tende ad avere un pH relativamente più alto che è più vicino al normale intervallo di pH della pelle; agisce anche come astringente, antimicotico e antibatterico (Berry, 2018). È probabile che tu veda l'aceto di sidro di mele incluso nelle ricette per la cura della pelle per qualsiasi cosa, dai tonici e lavaggi per il viso agli spray deodoranti , ed è spesso incluso nelle ricette per la cura dei capelli per aiutare a lenire l'irritazione del cuoio capelluto , domare i grovigli e aumentare la lucentezza . L'aceto di sidro di mele semplice ha molti meriti da solo, ma possiamo potenziarne l'effetto creando degli infusi di aceto alle erbe che utilizzano l'aceto come un modo per fornire ulteriori proprietà nutrienti e lenitive. Come aromatizzare l'aceto in casa Gli aceti alle erbe possono essere preparati utilizzando un metodo popolare molto semplice, che non richiede misurazioni o un rapporto peso/volume calcolato. Puoi usare erbe fresche o secche per creare un aceto di erbe, anche se le erbe secche sono spesso preferite perché non introducono acqua extra nell'estratto, il che significa che è probabile che un aceto di erbe a base di materiale vegetale essiccato rimanga stabile più a lungo . L' aceto di sidro di mele crudo è spesso usato nelle preparazioni a base di erbe, sia per la pelle che per il consumo. Sebbene sia possibile utilizzare altri tipi di aceto, questi potrebbero non avere i vantaggi specifici sopra menzionati. Ed è abbastanza facile ottenere aceto di sidro di mele biologico non pastorizzato che non contiene ingredienti, coloranti o conservanti aggiunti e costosi! Ecco cosa ti servirà per preparare un aceto alle erbe : Barattolo di vetro pulito e asciutto; Coperchio in carta cerata naturale e metallo o coperchio in plastica; Sacchetto di cotone, garza o setaccio a maglie fini; La tua erba e aceto preferiti (si consiglia l'aceto di mele non pastorizzato). Istruzioni per realizzare l'infuso di erbe in aceto Trita o schiaccia le erbe aromatiche . Se stai usando erbe fresche, usali il più fresche possibile e tritale appena prima dell'uso. Se si utilizzano erbe essiccate, schiacciarle a mano o in un mortaio e pestello appena prima dell'uso. Riempi liberamente un barattolo pulito e asciutto con l'erba preparata. Versa l'aceto di mele sulle erbe , assicurandoti che l'aceto copra l'erba di almeno 2,5cm. Metti un pezzo quadrato di carta cerata naturale sopra il barattolo, quindi sigilla il barattolo con un coperchio (questo protegge l'estratto da qualsiasi rivestimento chimico che potrebbe essere sul coperchio). Chiudi bene e agitare per assicurarti che sia tutto ben miscelato. Etichetta il barattolo , conservalo in un luogo fresco e buio e scuotendolo ogni 1-3 giorni. Aggiungi un po' più di aceto se necessario per mantenere le erbe coperte dopo che inizialmente hanno assorbito parte dell'aceto. Lascia macerare per 4-6 settimane . Filtra il composto attraverso la garza e con le mani pulite e asciutte, raccogli il panno e strizzalo forte, spremendo quanto più liquido possibile dalle erbe. Trasferisci il liquido in un barattolo o in una bottiglia di vetro pulita usando un imbuto. Etichetta con la data e gli ingredienti e conserva in un luogo fresco e buio. È meglio conservare tutto l'aceto, infuso di erbe o meno, al riparo dalla luce diretta , in una bottiglia ben sigillata . L'esposizione all'aria, al calore e alla luce causerà un'ossidazione che influisce sul sapore e può ridurre la durata di conservazione. Idee di infusi all'aceto da realizzare in casa per prendersi cura della pelle e dei capelli Tonico viso semplice all’aceto di mele Un tonico naturale che riequilibra il pH della pelle e dona freschezza immediata. L’aceto di mele purifica e tonifica, mentre l’idrolato di lavanda o di rosa lenisce e rinfresca la pelle, lasciandola morbida e luminosa. Ingredienti 60 ml di aceto di mele biologico non filtrato 120 ml di idrolato di lavanda o di rosa Procedimento Versa l’aceto e l’idrolato in un flacone spray di vetro scuro. Agita bene e conserva in un luogo fresco e buio per un massimo di 6 mesi. Dopo la detersione, vaporizza sul viso o applica con un dischetto riutilizzabile. 💧 Risultato: una pelle più equilibrata, fresca e tonica — perfetta anche dopo una giornata al sole o al computer. Spray antiforfora alle erbe e aceto di mele Un trattamento lenitivo e purificante che calma prurito e irritazioni del cuoio capelluto. L’aceto di mele riequilibra il pH, mentre le erbe officinali svolgono un’azione antimicrobica e rinforzante. Ingredienti 720 ml di aceto di mele ½ tazza di semi di lino/foglie di ortica ¼ tazza di camomilla/malva/calendula ¼ tazza di salvia/rosmarino/timo ¼ tazza di origano Procedimento Metti le erbe in un barattolo di vetro e coprile con l’aceto di mele (almeno 2–3 cm sopra le erbe). Chiudi il barattolo con un foglio di carta cerata e il coperchio. Lascia macerare in un luogo buio per 4–6 settimane, agitando ogni pochi giorni. Filtra e conserva in bottiglia di vetro. Uso Mescola parti uguali di aceto alle erbe e acqua in uno spray.Dopo lo shampoo, spruzza sul cuoio capelluto, lascia agire 15 minuti e risciacqua.💆♀️ Utilizza 2–3 volte a settimana per un cuoio capelluto più sano e capelli più lucenti. Risciacquo districante alle erbe e aceto di mele Questo risciacquo naturale riequilibra il pH del cuoio capelluto, elimina i residui di calcare e districa i capelli senza appesantirli. Le erbe aggiungono morbidezza, luce e nutrimento. Ingredienti 1 litro di aceto di mele ½ tazza di radice di altea ½ tazza di fiori di calendula ½ tazza di foglie di ortica ½ tazza di violetta (foglie e fiori) Procedimento Metti le erbe in un barattolo capiente e coprile con l’aceto di mele. Chiudi con carta cerata e coperchio, poi lascia macerare 2–4 settimane in un luogo buio. Filtra e conserva in bottiglia di vetro scuro. Uso Mescola ¼ di tazza di aceto alle erbe con ¾ di tazza d’acqua .Distribuisci sui capelli dopo lo shampoo, massaggia e lascia agire qualche minuto.Risciacqua con acqua tiepida. Ultimi consigli Sostituisci a piacimento le erbe e spezie da infondere in aceto. Parti da quello che hai già in casa e che utilizzi anche in cucina! Per conservare più a lungo il tuo preparato (soprattutto se utilizzi anche acqua o idrolati) aggiungi un 0,5% di antibatterico, come ad esempio il Cosgard. Spero che proverai a realizzare anche tu questa strategia semplice e naturale per prenderti ancora più cura della tua pelle e dei tuoi capelli! Se hai qualsiasi dubbio o domanda, non esitare a chiedere! Io sono qui. A presto 🫧 Francesca Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti e qui invece troverai i videocorsi registrati che potrai seguire tranquillamente da casa e con i tuoi tempi!
- Shampoo, balsamo o... cowash?
In questo ultimo periodo ho scoperto il cowash , prodotto utilizzato tendenzialmente da persone con capelli ricci e/o crespi ma che pu ò rivelarsi un ottimo prodotto anche per altre tipologie di capelli . In questo articolo faccio quindi un po' di chiarezza sui prodotti per la cura dei capelli che usiamo quotidianamente di modo da scegliere consapevolmente shampoo, balsamo o... cowash ! Shampoo per capelli: caratteristiche e utilizzo Lo shampoo è un prodotto detergente specifico per la pulizia del cuoio capelluto e dei capelli . Il suo obiettivo è quello di rimuovere sebo, sporco, cellule morte, residui di prodotti e inquinamento dai capelli. A seconda del prodotto che scegli, cerca di farlo senza danneggiare (troppo) la barriera protettiva naturale del cuoio capelluto. In commercio puoi trovare lo shampoo in forma liquida (60-80% di acqua), solida o in polvere . Uno shampoo, a prescindere dal suo formato, contiene sempre dei tensioattivi ovvero gli agenti lavanti che fanno più o meno schiuma. Questi sono i più usati negli shampoo naturali o ecobio: Coco Glucoside Decyl Glucoside Lauryl Glucoside Disodium Cocoyl Glutamate Sodium Cocoyl Glutamate Sodium Lauroyl Glutamate Sodium Lauroyl Sarcosinate Sodium Methyl Cocoyl Taurate Capryl/Capramidopropyl Betaine Cocamidopropyl Betaine (tollerato nei bio, ma leggermente più irritante dei precedenti). A seconda del tipo di tensioattivi utilizzato lo shampoo può essere più o meno delicato. Oltre a trovarlo in commercio, puoi anche decidere di autoprodurre in casa il tuo shampoo! Qui trovi i miei corsi (in presenza e online) mentre qui sotto puoi spulciare (e, se vuoi, acquistare) la Guida PDF all'autoproduzione dello shampoo solido 👇 Il pH di uno shampoo è sempre acido, tra 4,5 e 5,5 (compatibile con il cuoio capelluto). Di solito utilizziamo lo shampoo quando il cuoio capelluto è sporco, grasso o presenta prurito/forfora , dopo aver fatto sport o aver sudato abbondantemente, quando si devono rimuovere prodotti di styling (gel, lacca, oli). Lo shampoo dovrebbe quindi essere utilizzato al bisogno , ma senza eccedere (una media di 2 lavaggi a settimana è una media di utilizzo che va bene per una grossa porzione di popolazione). Se hai i capelli secchi, sottili, danneggiati, l'ideale sarebbe alternare lo shampoo settimanale con co-wash o shampoo delicatissimi. Balsamo per capelli: caratteristiche e utilizzo Il balsamo per capelli è un prodotto emolliente che, a differenza dello shampoo, non lava ma ammorbidisce, districa e nutre i capelli dopo il lavaggio. Come nel caso dello shampoo, possiamo utilizzare un balsamo liquido (a base d'acqua e/o idrolati) oppure solido . Tra le sue caratteristiche, non contiene tensioattivi detergenti ma condizionanti (che aiutano a districare) insieme ad altri ingredienti che permettono di creare un film protettivo sulle lunghezze (come oli vegetali, pantenolo, aloe e/o proteine). Tra i tensioattivi condizionanti più utilizzati nei balsami naturali o ecobio troviamo: BTMS-50 (Behentrimonium Methosulfate + Cetyl Alcohol) BTMS-25 Cetrimonium Chloride (meno usato nel bio). Di solito il balsamo si utilizza dopo lo shampoo (classico o delicato), sui capelli particolarmente secchi, sfibrati, ricci o trattati o, in generale, su un capello che viene lavato o stressato di frequente. Meglio evitarlo se si ha capelli molto grassi alla radice (da non applicare quindi sul cuoio capelluto). Cowash: caratteristiche e utilizzo Il cowash è un balsamo lavante , cioè un prodotto che deterge molto delicatamente sfruttando una bassa percentuale di tensioattivi detergenti combinata a ingredienti emollienti . Co-washing è l'abbreviazione di “conditioner washing” ed è proprio quello che sembra: lavare i capelli solo con il balsamo! I balsami detergenti (o co-wash) possono presentare lievi differenze di formulazione rispetto ai normali balsami, a seconda del tipo di capello a cui sono destinati e del livello di pulizia desiderato, ma molti balsami da risciacquo funzionano bene anche per il co-washing. Alcuni balsami per il co-wash contengono piccole percentuali di tensioattivi schiumogeni per migliorare il risciacquo e la pulizia . Di solito sono formulati senza ingredienti che possono causare accumuli e possono essere più leggeri dei normali balsami. Tra le caratteristiche del cowash ritroviamo quindi che: lava e ammorbidisce in un solo passaggio; non fa schiuma, ma pulisce per affinità; è ottimo per lavaggi frequenti o alternativi allo shampoo. Quindi che cosa cambia tra un co-wash e uno shampoo 2 in 1? I co-wash sono molto, molto simili ai balsami cremosi . La maggior parte degli ingredienti funzionali sono ingredienti condizionanti ed emollienti che non fanno schiuma. Un prodotto 2 in 1 è principalmente uno shampoo con l'aggiunta di una piccola quantità di ingredienti condizionanti . Riassumendo: shampoo, balsamo o... cowash? Ecco una tabellina riassuntiva che potrebbe aiutarti nella scelta del prodotto giusto per te! Prodotto Potere lavante Potere emolliente Quando usarlo Shampoo Forte No Capelli visibilmente sporchi, lavaggi profondi Balsamo No Forte Dopo lo shampoo per nutrire e districare (solo sulle lunghezze) Cowash Leggero Forte Lavaggi frequenti, capelli secchi/ricci/crespi (su cuoio capelluto e lunghezze) Spero che questo articolo ti sia stato utile! Se hai qualsiasi domanda, lascia un commento! Ti risponder ò al più presto. Se vuoi metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di crema e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi di autoproduzione che propongo in presenza e online . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo della cosmesi naturale DIY 🫧 Francesca Acquista
- 5 motivi per non fare in casa una crema solare
Articolo originale di formulabotanica.com Se ami la bellezza fai-da-te, ad un certo punto avrai sicuramente pensato di fare in casa una crema solare . In questo articolo voglio darti 5 motivi per cui realizzare una protezione solare fai da te è (purtroppo) una pessima idea. Nei miei corsi di autoproduzione non insegno come realizzare formulazioni di creme solari proprio per i 5 motivi che adesso ti presento. La creazione di creme solari può dividere nettamente i formulatori, tra chi è pro e chi è contro il "fatto in casa". È comprensibile che alcune persone vogliano essere in grado di preparare la propria crema solare fatta in casa , poiché sollevano preoccupazioni riguardo alle sostanze nocive utilizzate nelle creme solari tradizionali. Tuttavia, molti formulatori sono consapevoli che la produzione di creme solari richiede ricerche e test costosi e approfonditi . Se inizi a cercare su internet ricette di creme solari fatte in casa, troverai una vasta gamma di ricette diverse che vanno dall'uso di oli di base (come l'olio di cocco) all'utilizzo di ingredienti schermanti come l'ossido di zinco e il biossido di titanio. Purtroppo non c'é ricetta che tenga : tutte le creme solari fatte in casa sono una cattiva idea, a meno che tu non sia disposto/a ad intraprendere test approfonditi a sostegno della tua formulazione. Come funzionano le creme solari? Le creme solari sono formulazioni utilizzate per attenuare o ridurre gli effetti negativi delle radiazioni ultraviolette sulla pelle , che sono la principale causa (evitabile) di cancro alla pelle. Le creme solari possono essere realizzate con filtri inorganici e organici , che agiscono per riflettere o assorbire le radiazioni UV. Gli ingredienti inorganici più comunemente utilizzati, detti anche agenti fisici o minerali , sono l'ossido di zinco (ZnO) e il biossido di titanio (TiO2). Questi due ingredienti sono anche i più comuni nelle ricette di protezione solare fatte in casa che si trovano online. Le creme solari inorganiche funzionano creando un'armatura sulla superficie della pelle, che riflette e disperde i raggi UV. L'efficacia di questo tipo di protezione solare dipende totalmente dalla formazione della pellicola sulla pelle, che deve essere completamente uniforme per una buona protezione. I filtri solari organici, o anche detti chimici , funzionano principalmente assorbendo i raggi solari . Per essere attivi, questi ingredienti devono essere fotostabili e ben stabilizzati nella formulazione. I filtri solari chimici sono gli ingredienti che hanno maggiori probabilità di provocare reazioni allergiche e di solito sono più irritanti per la pelle, motivo per cui gli ingredienti fisici si trovano principalmente nelle ricette di protezione solare fatte in casa. Raggi UV e SPF Indipendentemente dal fatto che sia organica o inorganica, per essere efficace una protezione solare dovrebbe essere ad ampio spettro , il che significa che filtrerà sia i raggi UVA che UVB , entrambi responsabili degli effetti dannosi delle radiazioni solari sulla pelle. Mentre si ritiene che i raggi UVB interagiscano direttamente con il DNA e diano inizio alle mutazioni tipiche dei carcinomi basali e a cellule squamose, si ritiene che le lunghezze d'onda UVA interagiscano indirettamente, inducendo la produzione di radicali liberi che possono danneggiare indirettamente il DNA e causare danni alle proteine, contribuendo al fotoinvecchiamento. Una delle misure più importanti per l'attività di una protezione solare è l'SPF. SPF è l'acronimo di Sun Protection Facto r (Fattore di Protezione Solare) ed è uno standard accettato a livello internazionale per valutare l'efficacia delle creme solari; è una misura relativa della durata della protezione dai raggi UVB. Fare in casa una crema solare è (purtroppo) una pessima idea: ecco le 5 sfide difficili da vincere. Sfida 1: efficacia La protezione solare deve essere efficace per proteggerci dalle scottature e dal fotoinvecchiamento precoce. Le creme solari devono quindi funzionare allo stesso modo per tutti. Devono essere applicate in modo uniforme sulla pelle ed essere efficaci indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, dal tempo di applicazione e dalla durata di conservazione della formulazione solare . Quando si prepara una protezione solare fatta in casa, non se ne conosce l'efficacia se non la si testa in laboratorio. Si dovrebbero quindi effettuare i seguenti passaggi: Si inizia decidendo quale SPF si vuole ottenere. Poi si sceglie il bloccante SPF corretto per raggiungere quel livello. La protezione solare viene poi testata in laboratorio più volte durante il processo di sviluppo per garantire che l'SPF sia sempre in linea con le aspettative. La protezione solare viene poi testata su volontari umani esposti a una quantità specifica di luce solare. Viene quindi valutata la reazione della pelle. Il laboratorio confronta poi questi risultati con quelli dei test per garantire la corrispondenza dell'SPF. L'efficacia della tua formulazione di protezione solare deve essere provata e misurata con parametri che ti assicurino che stia funzionando come dovrebbe. Altrimenti, si vola alla cieca. Indovinare l'efficacia della protezione solare osservando soggettivamente la pelle non è accurato e non dimostra che la formulazione sia efficace. E ricorda che l'arrossamento della pelle è legato soprattutto ai raggi UVB. Solo un test di laboratorio dimostrerà se la tua crema solare fatta in casa è efficace. Sfida 2: tempo di esposizione Quando ci si espone al sole per un po' di tempo senza protezione solare, la pelle inizia ad arrossarsi. Questo fenomeno è noto come eritema o scottatura . L'SPF della protezione solare fornisce un indicatore di quanto tempo si può stare al sole in sicurezza ; indica la capacità della formulazione di ritardare l'arrossamento della pelle (indotto dalle radiazioni solari). Se non conosci la misura dell'SPF della tua protezione solare fatta in casa, come fai a sapere quanto tempo puoi stare al sole in sicurezza? Anche se si decidesse di rimanere al sole finché la pelle non diventa rossa per determinare il tempo di esposizione della propria formulazione, in genere lo si scoprirebbe troppo tardi: l'eritema può manifestarsi da 6 a 24 ore dopo l'esposizione al sole. Inoltre, anche il tipo di pelle gioca un ruolo nella tempistica e nell'intensità dell'eritema . Sfida 3: formulazione Anche se hai esperienza nella creazione di formulazioni, è probabile che la tua protezione solare fatta in casa non funzioni. Puoi indossare il tuo grembiule e fare del tuo meglio in laboratorio, ma anche i formulatori più esperti si ritrovano a tornare più volte al tavolo da disegno quando si tratta di SPF. L'SPF è influenzato da tutti gli ingredienti della formulazione e dalla tecnica di produzione utilizzata . Non solo è importante la corretta dispersione degli agenti di protezione solare - che si ottiene solo con attrezzature di laboratorio professionali - ma anche l'intera composizione della formula influisce sull'SPF. Gli agenti di protezione solare inorganici tendono ad agglomerarsi nella formulazione, il che può avere un effetto negativo sull'SPF: potrebbe abbassarsi significativamente in un punto, mentre potrebbe causare punti alti in altri. Inoltre, alcuni emulsionanti, stabilizzatori e certi additivi possono ridurre l'SPF. Quindi, anche i formulatori più esperti faranno fatica a garantire che i loro filtri solari siano dispersi in modo uniforme, non interagiscano con altri ingredienti, siano fotostabili e forniscano una copertura ad ampio spettro. È necessario valutare l'interazione del pH e trovare un sistema di conservazione che funzioni . Come puoi immaginare, si tratta di un processo finanziariamente impegnativo, in cui probabilmente brucerai sia i tuoi soldi che la tua pelle. Sfida 4: stabilità Ossidazione, degradazione, conservazione, grumi. Queste sfide devono essere affrontate da tutti i formulatori di cosmetici. Quando si tratta di esposizione al sole, il problema della stabilità è ancora più importante. L' ossido di zinco e il biossido di titanio sono ingredienti reattivi , quindi non è possibile garantire che la dispersione di questi ingredienti sia stabile nel tempo in una protezione solare fatta in casa. L'ossido di zinco, ad esempio, è una particella fortemente carica e tende a formare grumi. Non sarai in grado di individuare questi grumi nella tua formulazione, perché di solito sono invisibili a occhio nudo. Ricorda che le creme solari sono destinate ad essere esposte alla luce del sole e gli ingredienti contenuti nella formula devono essere stabili, non solo all'interno della confezione, ma anche sulla pelle. Per questo motivo, è necessario accertarsi anche della fotostabilità degli ingredienti e della loro interazione reciproca . Sfida 5: sicurezza A questo punto avrai probabilmente capito che se la tua crema solare fatta in casa non è fatta a regola d'arte, con tutti gli ingredienti della protezione solare uniformemente dispersi e stabilizzati, molto probabilmente non riuscirai ad ottenere una protezione uniforme sulla tua pelle. Se non sei ancora convinto/a delle difficoltà tecniche di realizzare una protezione solare fatta in casa, qui sotto trovi alcune statistiche sul cancro della pelle che ti aiuteranno a decidere di abbandonare definitivamente le tue ricette di protezione solare fatte in casa: Le radiazioni ultraviolette (UV) sono un cancerogeno umano comprovato. In media, il rischio di melanoma raddoppia se una persona ha avuto più di cinque scottature solari. La Skin Cancer Foundation afferma che circa il 90% dei tumori della pelle non melanoma è associato all'esposizione ai raggi ultravioletti (UV) del sole. Negli ultimi tre decenni, il numero di persone che si sono ammalate di cancro della pelle è superiore a quello di tutti gli altri tipi di cancro messi insieme. La stragrande maggioranza dei melanomi è causata dal sole. Infatti, uno studio britannico ha rilevato che circa l'86% dei melanomi può essere attribuito all'esposizione ai raggi ultravioletti (UV) del sole. Si stima che il 90% dell'invecchiamento cutaneo sia causato dal sole. Si noti anche che il tempo che intercorre tra l'esposizione e la diagnosi del tumore per il melanoma è di due decenni o più. È opportuno citare anche l'ipotesi di compensazione, secondo la quale le persone tendono a compensare l'uso di creme solari aumentando il tempo trascorso al sole, ossia il senso di sicurezza dato dalle creme solari incoraggia un'esposizione al sole più prolungata. Per questo motivo, una protezione non uniforme è ancora più pericolosa. Il verdetto: non fare in casa una crema solare! L'uso della protezione solare è e rimarrà un argomento controverso . Tuttavia, possiamo sperare di essere tutti d'accordo sul fatto che la protezione solare è importante e che il suo uso aumenta le nostre possibilità di non ammalarci di cancro alla pelle. Molte questioni riguardanti le formulazioni delle creme solari non sono ancora state risolte, questo è un dato di fatto, ma ricorda che la protezione solare dovrebbe essere solo una delle strategie di protezione della tua pelle . Quando sei al sole, proteggiti indossando abiti coprenti, evitando un'eccessiva esposizione al sole e scegliendo una protezione solare di cui ti fidi. Fonti: International Agency for Research on Cancer: IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans: Solar and Ultraviolet Radiation, vol. 55. Lyon, France: International Agency for Research on Cancer; 1992. Weinstock MA: Epidemiology of ultraviolet radiation. In Cutaneous Oncology: Pathophysiology, Diagnosis, Management. Edited by Miller SJ, Maloney ME. Malden, MA: Blackwell Science; 1998:121–128. General: Título: Sunscreen Fonte: Current opinion in oncology [1040-8746] Weinstock, A yr:2000 vol:12 iss:2 pg:159 -162 Dangerous: Sunscreen Use and Duration of Sun Exposure: a Double-Blind, Randomized Trial Autier, Philippe ; Dor, Jean – Franois ; Ngrier, Sylvie ; Linard, Danile ; Panizzon, Renato ; Lejeune, Ferdy J ; Guggisberg, David ; Eggermont, Alexander M. M Journal of the National Cancer Institute, 1999, Vol.91(15), Guidelines for SPF tests: FDA guidelines and EU standard tests. Wang & Lim, 2016. Principles and Practice in Photoprotection. Skin Cancer Foundation, Facts & Statistics .
- Oli essenziali: manifesto per l'uso benefico (e sicuro)
Negli ultimi anni gli oli essenziali sono diventati più popolari che mai, sia come fragranza che per aggiungere proprietà ad un prodotto cosmetico (magari autoprodotto). Questo articolo vuole essere un "manifesto" per l'uso benefico ma soprattutto sicuro di questi preziosissimi ingredienti. Se da un lato la scoperta (o riscoperta) degli oli essenziali negli ultimi anni è un fatto positivo, dall'altro si sono verificati alcuni piccoli abusi nell'uso degli oli essenziali nella cosmesi e nei prodotti per la casa. Sono cose che succedono! Facciamo un po' di luce sulla questione del loro utilizzo per godere al meglio delle loro proprietà. Quali oli essenziali devo usare per profumare il mio burro per il corpo? Ancora troppo spesso vediamo persone che chiedono suggerimenti sugli oli essenziali per profumare i loro prodotti fatti in casa. Bisogna sapere che gli oli essenziali non sono piccole fiale di profumo . Sì, spesso hanno un buon profumo, ma sono molto di più di semplice fragranza! Gli oli essenziali sono sostanze altamente concentrate in principi attivi e non prive di effetti collaterali. Sono probabilmente il prodotto naturale con cui bisogna fare più attenzione. Iniziamo dall'inizio: che cos'è esattamente un olio essenziale? Un olio essenziale (che d'ora vedrai anche scritto come "OE", per facilitare la lettura), nonostante il nome, non è un olio in senso stretto . Si tratta di un concentrato di molecole aromatiche idrofobe, cioè che non si diluiscono in fasi acquose (costituite da acqua), ma solo in fasi grasse (olio, burro, cera), in alcol e in vari solventi. Questi estratti liquidi si ottengono principalmente per distillazione (a volte per estrazione) di ALCUNE piante aromatiche. Non tutte le piante producono una quantità di OE tale da giustificare il costo commerciale dell'estrazione. A volte l'olio essenziale prodotto da alcune piante non ha alcun valore terapeutico noto, altre volte è addirittura pericoloso. Gli oli essenziali sono spesso derivati da foglie (es. eucalipto) o fiori (es. ylang-ylang), ma anche da semi (es. coriandolo), frutti (es. ginepro), aghi (es. rosmarino), radici (es. genziana, iris, angelica, zenzero ), corteccia (es. cannella), legno (es. legno di Ho o di cedro), resina (es. incenso), erbe (es. palmarosa), scorze (es. agrumi) e altro ancora. Cosa contiene un olio essenziale? Quando diciamo che un olio essenziale è un concentrato di molecole aromatiche volatili, cosa intendiamo esattamente? Stiamo parlando della composizione in essenze. Il vero olio essenziale di lavanda è in realtà una miscela di diverse molecole. Ne sono stati elencate più di 100! Come le identifichiamo? La sostanza deve essere analizzata in laboratorio, spesso mediante gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa . Questo metodo di analisi fornisce un quadro quantitativo delle diverse componenti del campione. Fonte: Characterization and biological activities of essential oils of some species of lamiaceae, Research Gate. Si otterrà così un grafico di questo tipo. Ecco i risultati per la menta spica (Mentha spicata). Ogni picco rappresenta una molecola. Più alto è il picco, più abbondante è la componente in questione. Si tratta di una spiegazione molto semplicistica, ma funziona più o meno cos ì . Famiglie biochimiche, queste sconosciute... Questi componenti possono essere suddivisi in una quindicina di grandi famiglie biochimiche : acidi, aldeidi aromatiche, chetoni monoterpenici, chetoni sesquiterpenici e diterpenici, cumarine, esteri, eteri, lattoni, monoterpeni, monoterpenoli, ossidi, fenoli, sesquiterpeni e azuleni, nonché sesquiterpenoli. Un po' di cinese, eh? Lo capiasco, ma ti assicuro che si tratta di una nozione importante se ti interessa il tema degli oli essenziali! Conoscendo le principali famiglie biochimiche, possiamo determinare rapidamente il grado di precauzione da adottare quando li utilizziamo . Ad esempio, le famiglie dei chetoni e delle aldeidi aromatiche non devono essere utilizzate in gravidanza (tra le altre). Qualche parola sui chemiotipi Il chemiotipo designa un'entità chimica distinta all'interno di una specie. Di solito si trova dopo il nome latino. Il chemiotipo è determinato dalla molecola che è presente in maggior quantità nelle piante della stessa specie botanica . Questo varia in base a diversi fattori ambientali (clima, tipo di terreno, luce solare, ecc.). Non tutti gli oli essenziali hanno dei chemiotipi, ma solo alcuni. Il chemotipo di un olio essenziale non deve essere confuso con la denominazione "olio essenziale chemiotipizzato" che talvolta viene stampata sulla bottiglia. Si tratta di una certificazione che indica che la specie botanica è stata analizzata per definirne i vari costituenti. Niente che renda la vita più facile al consumatore, vero? Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è un esempio eccellente . Questa pianta presenta tre possibili chemiotipi: Rosmarinus officinalis L camphoriferum (o canfora di rosmarino) Rosmarinus officinalis L. cineoliferum (o cineolo del rosmarino) Rosmarinus officinalis L. verbenoniferum (o Rosmarino verbenone) Sono tutti Rosmarinus officinalis, ma il loro uso si differenzia in base alle molecole aromatiche dominanti. Come usare oli essenziali? Gli OE vengono utilizzati per diffusione (utilizzando un diffusore), inalazione, applicazione topica o, in rari casi, per via orale, ma solo su consiglio di un terapeuta riconosciuto e certificato. Nelle ricette con applicazioni topiche frequenti (prodotti di uso quotidiano ad esempio) la concentrazione di oli essenziali non dovrebbe mai superare il 2% del totale dei grassi o della ricetta. Le ricette più terapeutiche (balsamo decongestionante, balsamo muscolare, olio antizanzare) raggiungono concentrazioni più elevate, ma sono pensate per un uso occasionale (non quotidiano!). MANIFESTO SUGLI OLI ESSENZIALI 1. Informati (e datti la possibilità di farlo). Gli oli essenziali sono un mondo a sé. Un campo. Una scienza. Per usarli in modo intelligente e sensato, bisogna imparare a conoscerli. Informati, leggi libri, consulta un aromaterapeuta, fai domande. Se intendi realizzare i tuoi prodotti di cosmesi naturale con gli oli essenziali, la responsabilità ricade ora sulle tue spalle. TU sei il produttore, TU sei responsabile degli effetti che possono avere sui loro utilizzatori, tu per prim ə . A prescindere da ciò che una ricetta può suggerire, è tua responsabilità assicurarti che gli oli essenziali suggeriti siano adatti a TE. Alcuni sono sconsigliati in gravidanza, nei neonati e nei bambini, negli epilettici, nelle persone affette da cancro ormono-dipendente, ecc. Proprio come in cucina, se soffri di allergie o di diabete e hai intenzione di preparare una torta, devi assicurarvi che gli ingredienti utilizzati siano adatti alla tua persona. 2. Procurati oli essenziali di qualità. Sul mercato esistono diversi marchi e aziende che offrono oli essenziali. Alcuni sono diluiti, altri sono puri, altri ancora sono "contaminati". Come si fa a conoscere la qualità di un olio essenziale? Spesso si trovano indizi sulla boccetta , ma è anche possibile ottenere informazioni direttamente dai produttori , dai distributori e dai venditori . Ecco tutti gli elementi che dovrebbero essere presenti sulle boccette di oli essenziali, o almeno accessibili tramite il fornitore: Il nome comune della pianta (ad esempio, salvia sclarea ); Il nome latino completo, compresi genere e specie. L'olio essenziale di salvia non dice molto, poiché ne esistono diverse specie. Lo stesso vale per la lavanda, di cui esistono diverse specie e varietà. Bisogna sapere con cosa si ha a che fare, perché alcune varietà o specie possono avere controindicazioni, mentre altre no. Ad esempio, nel caso della lavanda , si dovrebbe poter leggere: Lavandula angustifolia o Lavandula stoechas . Una è innocua, l'altra è abortiva. È quindi molto importante essere in grado di riconoscere la differenza! La parte della pianta utilizzata (ad esempio, foglie, fiori, sommità fiorite, corteccia); L'origine (paese); Il chemiotipo: una stessa pianta può avere molecole aromatiche completamente diverse. Il chemiotipo è indicato dopo il nome latino; Il numero di lotto: i numeri di lotto consentono di risalire al produttore del contenuto della bottiglia di olio essenziale; La bottiglia deve essere ambrata, non trasparente, poiché gli oli essenziali sono sensibili alla luce e all'ossidazione. 3. Diluisci gli oli essenziali. Con poche eccezioni, gli oli essenziali non vengono mai utilizzati puri . Devono essere diluiti in un olio vegetale o in alcool (idealmente, il contenuto di alcool dovrebbe essere pari o superiore al 70%). Alcuni oli essenziali hanno tassi di diluizione specifici. Nei prodotti cosmetici, di solito si utilizza l'1 o il 2% di oli essenziali (del volume totale dell'ingrediente in cui l'olio essenziale può essere diluito nel prodotto finito, ad esempio l'olio vegetale). Ricorda che gli oli essenziali non si diluiscono con l'acqua . Se ti viene voglia di mettere qualche goccia nell'acqua del bagno: fermati. Bisogna prima diluirlo in un olio vegetale o in un sapone (ad esempio, sapone di Castiglia liquido o bagnoschiuma). Esempi di diluizione: Se si prepara un balsamo per labbra da 15 ml, si può calcolare la concentrazione di olio essenziale in relazione alla quantità totale di prodotto finito (perché la ricetta prevede solo materia grassa, ovvero oli, burri vegetali e cera. Se vogliamo mettere il 2% di oli essenziali allora il calcolo da fare è quindi: 2% di 15ml = 0,3ml di olio essenziale. Se si prepara un litro di sale da bagno e vi si mettono solo 40 ml di olio, non si può calcolare la concentrazione di olio essenziale sull'intero litro di prodotto finito, ma solo sulla quantità di olio che contiene. L'olio essenziale non si diluisce nel sale, tanto meno nell'acqua del bagno. Il calcolo da fare è quindi: 2% di 40ml (di olio) = 5ml di olio essenziale Nel caso delle creme, la concentrazione di oli essenziali può essere calcolata sul volume/peso totale della crema, in quanto si tratta di emulsioni che permettono di diluire gli oli essenziali in tutto il prodotto. La percentuale di diluizione pu ó variare a seconda delle fascia di età. In questo articolo potrai trovare dei riferimenti utili per approfondire. 4. Non ingerire gli oli essenziali. Nei rari casi in cui l'ingestione interna potrebbe essere interessante, si raccomanda di farlo sotto la supervisione di un professionista sanitario competente. Si noti che alcune società di network marketing promuovono questo tipo di ingestione, ma non è richiesta alcuna formazione per diventare consulenti. Quindi attenzione, attenzione, attenzione. L'uso topico (cioè sulla pelle), con dosaggi cosmetici (circa il 2% di diluizione) è MOLTO sicuro. È quando si arriva ai dosaggi terapeutici e agli usi interni che la questione diventa molto più delicata e richiede una grande conoscenza (che in genere non abbiamo). 5. Informati sulla fotosensibilizzazione e sulla dermocausticità dell'olio essenziale. Alcuni oli essenziali possono causare irritazioni o scolorimenti della pelle. Per quanto riguarda gli oli essenziali dermocaustici, possono causare forti irritazioni, persino ustioni della pelle e delle mucose se usati puri sull'epidermide. OE dermocaustici e/o irritanti (elenco non esaustivo) : - Senape (Brassica nigra) - Basilico tropicale (Ocimum basilicum var. basilicum) - Cannella di Ceylon e cinese (Cinnamomum zeylanicum o Cinnamomum vera e Cinnamomum cassia): la peggiore di tutte! - Citronella (Cymbopogon flexuosus e Cymbopogon winterianus) - Croton (Croton tiglium) - Dragoncello (Artemisia draconculus) - Eucalipto citronato (Eucalyptus citriodora) - Eucalipto (Eucalyptus globulus) - Wintergreen (Gaultheria procumbens e Gaultheria fragrantissima) - Garofano (Eugenia caryophyllus) - Katafray (Cedrelopsis grevei) - Lavanda aspica (Lavandula latifolia) - Mandarino (Citrus reticulata) - Menta piperita (Mentha piperita) - Origano compatto (Origanum compactum) - Origano spagnolo (Corydothymus capitatus) - Rosmarino , canfora, cineolo e verbenone (Rosmarinus officinalis L. camphoriferum, Rosmarinus officinalis L. cineoliferum, Rosmarinus officinalis L. verbenoniferum) - Sabina (Juniperus sabina) - Timo e carvacolo (Thymus vulgaris ct thymol e Thymus vulgaris ct carvacrol) - Verbena indiana (Cymbopogon citratus) Gli oli essenziali fotosensibilizzanti possono provocare una reazione cutanea in seguito alla loro applicazione e all'esposizione al sole. Sono le loro molecole di cumarina a essere responsabili di questa reazione. OE fotosensibilizzanti (elenco non esaustivo): - Angelica (Angelica archangelica) - Bergamotto (Citrus aurantium ssp. bergamia) - Limone (Citrus limonum) - Sedano (Apium graveolens) - Cumino (Cuminum cyminum) - Khella (Ammi visnaga) - Tiglio (Citrus aurantifolia limetta) - Levistico (Levisticum officinalis) - Mandarino (Citrus reticulata) - Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum) - Arancio amaro (Citrus aurantia ssp. amara) - Opopanax (Opoponax chironium) - Pompelmo (Citrus paradisii) - Ruta da giardino (Ruta graveolens) - Tagete (Tagetes minuta) Si noti che oggi è possibile ottenere oli essenziali rettificati, cioè ridistillati per purificarli da componenti indesiderabili, come le furocumarine, molecole fotosensibilizzanti. La loro qualità aromaterapica è minore, ma per i prodotti cosmetici può essere interessante! 6. Gli oli essenziali sono preziosi. Gli oli essenziali devono essere considerati un ingrediente prezioso con proprietà terapeutiche. La produzione di oli essenziali richiede molte piante. Per darti un'idea, per ottenere UNA GOCCIA di olio essenziale di rosa (Rosa x damascena) bisogna prendere tutti i petali di 30-50 rose. Solo una piccola goccia. Sì. Ovviamente, la resa varia da pianta a pianta. La rosa è probabilmente una delle piante a più basso rendimento, ma in generale raramente si ottiene più dell'1% di rendimento. Diciamo che dà un significato completamente nuovo all'espressione "beh, una goccia in più o in meno...". 7. Non usare gli oli essenziali solo per il loro odore. Se vuoi usare un olio essenziale solo per profumare i vostri prodotti per la pulizia o di cosmesi, ti direi di non farlo o di limitare il più possibile questo uso. SPECIALMENTE se il prodotto per la pulizia in questione non contiene ingredienti che consentano di diluire gli oli essenziali (ad esempio, un detergente per finestre o piani di lavoro a base di aceto). Si consiglia di farlo solo nelle ricette che contengono sapone, come il sapone di Castiglia, ad esempio, o alcol. Oltre a essere altamente volatile (quindi l'odore non rimarrà a lungo), questo olio essenziale finirà nel sistema delle acque reflue . In grandi quantità, ciò può avere un impatto sull'ecosistema acquatico. È quindi importante utilizzare questi concentrati di principi attivi in modo consapevole e sensato . L'uso di oli essenziali nel sapone per il bucato dovrebbe essere evitato, poiché gli oli essenziali non sono solubili in acqua, saranno per lo più lavati via durante il risciacquo e i pochi oli essenziali rimasti (cioè l'odore) evaporeranno rapidamente. Lo stesso consiglio vale per i cosmetici. Senza impazzire, ovviamente. Ma è bene tenere presente che se si aggiungono oli essenziali a un prodotto cosmetico, lo si deve fare per le loro proprietà e non solo per il loro profumo. 8. Dai consigli con grande attenzione. Tua zia ha un'infiammazione? Lo so che hai buone intenzioni nel suggerire oli essenziali per la sua salute... ma conosci la sua storia clinica? L'elenco dei farmaci che assume? Le sue allergie? Lei è un aromaterapeuta? Se hai risposto negativamente a una o più di queste domande, potresti non essere in grado di offrire un trattamento con oli essenziali. Invitala a consultare un aromaterapeuta o invitale a saperne di più sugli oli essenziali, ma è meglio limitarsi a questo ed essere sempre prudenti. 9. Rispetta gli altri. Diffondere patchouli puro (una pessima idea per il tuo diffusore, tra l'altro!) per tutto il giorno in previsione dell'arrivo di un ospite a cena può sembrare una buona idea, ma in realtà potrebbe non esserlo. Alcune persone hanno un olfatto delicato, sensibilità, storia medica, gusti diversi. Prima di profumare la casa con il tuo olio essenziale preferito, chiedi ai tuoi ospiti se hanno qualche restrizione. In caso di dubbio, è difficile battere un'infornata di biscotti come profumo di benvenuto nel tuo mondo! Questa raccomandazione vale anche se si svolgono lavoro di contatto (massaggiatore, parrucchiere, ecc.). Evitiamo di imburrarci con gli oli essenziali! E dovrebbe essere così anche per i profumi, ma questa è un'altra storia... 10. Diffondi con parsimonia. Diffondere tutto il giorno? Non è una buona idea. L'ideale è alternare: diffondere per 30 minuti, interrompere per 30-60 minuti. È preferibile diffondere l'olio essenziale in una stanza con una buona circolazione d'aria. Soprattutto se si hanno animali, questi devono poter lasciare la stanza in caso di disagio. Neonati o bambini piccoli nelle vicinanze? Devi fare molta attenzione. Al di sotto dei tre mesi di età, l'uso di oli essenziali dovrebbe essere completamente evitato, sia per via topica che per diffusione. I polmoni e il sistema nervoso sono ancora molto giovani e non completamente sviluppati. È meglio astenersi. Dopo i tre mesi, alcuni oli essenziali possono essere diffusi, ma non quando il bambino è nella stanza. 11. È necessario prendere ulteriori precauzioni per i bambini, le donne incinte e le madri che allattano. Come per i farmaci e i prodotti tossici, gli oli essenziali vanno tenuti fuori dalla portata dei bambini. 12. Tienili lontani dal fuoco. Gli oli essenziali non devono entrare in contatto con fiamme libere. Non dico che siano esplosivi, tutt'altro. Sono infiammabili e hanno punti di infiammabilità che variano da un olio all'altro. Si noti che gli oli essenziali contenuti nelle candele aromatizzate sono sicuri, poiché vengono selezionati in base al loro punto di infiammabilità e sono ampiamente diluiti. Voilà! Spero che queste semplici raccomandazioni possano guidarti nel godere al massimo dei meravigliosi oli essenziali e in totale sicurezza. Buona fabbricazione! Fonti: Essential Oil Safety, Tisserand & Young (2014) https://www.aromaweb.com/articles/essential-oil-yields.asp https://tisserandinstitute.org/safety/safety-guidelines/ https://verysafehands.co.uk/blogs/guides/everything-you-need-to-know-about-aromatherapy-in-pregnancy-labour?fbclid=IwAR0cFgmaGD0J5CLZRZZlylOH_pWq3Gj7ezCet8seOgmzmn4VA21ZNSwRaCo Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo del sapone e cosmesi DIY 🫧 Francesca
- Come riconoscere il mio tipo di pelle? 3 domande da farsi prima di acquistare un prodotto cosmetico
La nozione di tipo di pelle ha in realtà molta meno importanza di quello che si pensi. Vediamo insieme le macro categorie di pelli e le loro caratteristiche. Pelle grassa Hai la pelle grassa se: i tuoi pori sono visibili sul viso; al tatto la pelle è oleosa; la pelle è spessa quando la pizzichi; la pelle è relativamente soda ed elastica; la pelle diventa lucida rapidamente a causa del sebo, anche appena dopo aver pulito il viso. Pelle secca Hai la pelle secca se: la texture della tua pelle è fine; al tatto la pelle è rugosa; la pelle si raggrinzisce quando la pizzichi; è fastidiosa dopo la detersione (prurito, pelle che tira...). Pelle mista Ti riconosci sia nelle caratteristiche della pelle grassa che della pelle secca? È normale, la grande maggioranza degli umani ha la pelle mista o grassa. Al tipo di pelle si aggiungono anche sensibilità e tasso di idratazione della pelle. È possibile quindi avere la pelle grassa, ma fastidiosa o irritata perché disidratata e sensibile. La verità? Ogni pelle è unica Ma niente panico: tutte le pelli hanno gli stessi bisogni: pulizia, idratazione e protezione . È nella scelta dei prodotti utilizzati che adattiamo le cure al proprio tipo di pelle. Optiamo semplicemente per ciò che ci apporta maggiore benessere: textures fresche e leggere per la cura della pelle a tendenza grassa, dei prodotti più ricchi e compatti per le altre pelli. 3 domande da farsi prima di acquistare un prodotto cosmetico Non preoccuparti troppo di identificarti in un certo tipo di pelle. Poniti queste tre domande essenziali prima di prenderti cura della tua pelle: La mia pelle è sensibile o resiste a quasi tutti i tipi di stimoli? Se è sensibile, è necessario scegliere dei prodotti dolci e poco attivi, ed optare per delle cure protettive; La mia pelle è "comoda" e quindi ben idratata? Se è disidratata, la pelle tira e la tinta è tenue. Bisognerà allora migliorare il proprio regime alimentare, bere di più e nutrire la pelle con degli acidi grassi (oli e burri); La mia pelle è danneggiata? In caso di acne, di eczema o altre dermatiti, è necessario consultare una persona specialista ed optare per un trattamento su misura. Hai mai osservato la tua pelle? Che caratteristiche ha? In che modo te ne prendi cura? Se ti va raccontamelo nei commenti 🫧 Un abbraccio, Francesca Vuoi fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo del sapone e cosmesi DIY 🫧 Francesca
- Domande frequenti sulla produzione della crema fai da te per viso/corpo (emulsione olio in acqua O/W)
Quanto dura una crema fatta in casa? Posso usare la crema per il corpo anche sul viso? Come posso migliorare la texture della mia crema? Queste sono solo alcune delle domande che mi vengono chieste più frequentemente durante i miei corsi di crema fai da te per viso/corpo . Ho deciso di raccogliere tutte le domande (e relative risposte) in questo articolo, che aggiornerò nel tempo . Per facilitare la lettura ho raccolto le domande per macro-tematiche. Se hai altre domande sulla fabbricazione della crema (emulsione olio in acqua - O/W), non esitare a scriverle nei commenti! Formulazione & composizione di una crema fai da te Nella mia crema devo per forza usare sia un liquido che un olio/burro? Sì , quando si parla di crema c'é sempre una fase acquosa e una oleosa. Se ci fosse solo una fase grassa allora si tratterebbe di un burro corpo. In questo articolo ho spiegato nel dettaglio come realizzare una crema (emulsione). Nella mia crema posso usare qualsiasi tipo di liquido? Sì . I liquidi più utilizzati per la realizzazione di un crema si utilizzano acqua distillata, oppure infusi di erbe filtrati o ancora idrolati o gel di aloe vera. Nella mia crema posso usare qualsiasi tipo di olio e burro? Sì . I grassi più utilizzati per la realizzazione di una crema sono gli oli vegetali (liquidi) perché hanno un'ottima resa di texture leggera per la crema. Se utilizzi dei burri (es. karité, cacao), più questi sono solidi più incideranno sulla consistenza finale della crema. Posso sostituire alcuni ingredienti con altri? Si. Diversi ingredienti sono intercambiabili nelle ricette di creme, come gli oli essenziali, che si possono sostituire con altri, purché si rispettino le quantità e le raccomandazioni per questi particolari ingredienti. Lo stesso vale per gli oli vegetali, i burri e gli idrolati. Posso usare la cera al posto dell'emulsionante? Sni . La consistenza della crema cambia a seconda dell'emulsionante scelto. La cera non è un vero e proprio emulsioanante , è un agente di consistenza che ci aiuta ad ottenere una texture cremosa. Tuttavia non è semplicissima da usare per la realizzazione di una crema, poiché bisogna fare attenzione alle temperature. Se ti va di provare ad usare la cera, qui trovi una ricetta che ho già testato e che mi piace molto. Posso preparare una crema senza un mini frullino o un mixer / una bilancia di precisione / un termometro? Meglio di no . Come in molte discipline, per ottenere i migliori risultati è necessario disporre degli strumenti giusti! Le ricette delle creme richiedono precisione e accuratezza (di più rispetto a saponi o burri solidi per esempio). Posso raddoppiare, triplicare o quadruplicare la ricetta che ho? Sì , si può anche dividere la ricetta per lavorare su quantità più piccole (es. 30g è l'ideale per testare una ricetta!). La mia crema non è bianca! Cosa ho fatto di sbagliato? Non hai sbagliato nulla! Gli oli vegetali pigmentati (olio di oliva extra vergine, canapa, olivello spinoso, camelina, carota, ecc.) e alcuni additivi (es. oli essenziali) possono apportare un colore diverso alla crema. Questo è perfettamente normale! Se invece la tua crema appena prodotta è bianca e poi cambia colore significa che è successo qualcosa che potrebbe aver compromesso il prodotto stesso... La mia crema è troppo liquida, cosa posso fare? Dopo l'emulsione, la crema è talvolta molto liquida, quasi come un latte. Questo è perfettamente normale perché la temperatura è ancora alta . La crema deve raffreddarsi prima di raggiungere la sua vera consistenza, il che può richiedere fino a 24 ore. Non farti prendere dal panico e non continuare a emulsionare per più di 3 minuti. Se, nonostante tutto, la crema rimane liquida , significa che c'è stato un errore nelle misurazioni o nell'emulsione. Fa tutto parte del processo di apprendimento! Non arrenderti! La mia crema va fuori fase (si separa). Qual è il problema? In questo caso ci sono diverse possibilità: Hai cambiato troppo la ricetta . Sì, è possibile sostituire un olio vegetale con un altro. Lo stesso vale per gli idrolati e gli oli essenziali, nelle stesse quantità. Tuttavia, ogni ingrediente ha comunque una composizione leggermente diversa, che sia per gli acidi grassi che costituiscono gli oli oppure per la texture che li caratterizzano. Queste piccole differenze messe assieme possono fare la differenza e compromettere la produzione. Ispirati alle ricette che già conosci e fai dei piccoli cambiamenti alla volta per vedere che cosa succede! Il peso degli ingredienti è sbagliato o impreciso. Assicurati di pesare correttamente ogni ingrediente con una bilancia di precisione . La precisione è fondamentale in questo tipo di autoproduzione! La fase acquosa è evaporata troppo durante il riscaldamento. Metti un coperchio sul contenitore contenente la fase acquosa; questo limiterà l'evaporazione e recupererà la maggior quantità possibile di fase acquosa. L'emulsione non è stata realizzata con l' attrezzo giusto . I frullini montalatte sono perfetti, ma se usi una frusta elettrica non è detto che l'emulsione si faccia correttamente. Gli ingredienti non hanno raggiunto la temperatura giusta . Se troppo fredde o troppo calde le due fasi rischiano di non riuscire ad emulsionarsi correttamente. La crema è stata emulsionata troppo a lungo o troppo poco . Ti consiglio di emulsionare per 2 o 3 minuti al massimo. La crema era troppo calda o troppo fredda. È stata portata in giro in una borsa nel bel mezzo di un'ondata di caldo? È stata lasciata in macchina? È stata messa in frigorifero? Un'emulsione deve essere conservata a temperatura ambiente . Confezionamento e conservazione della crema fai da te Devo per forza usare i conservanti? Sni . I conservanti sono sempre opzionali, ma garantiscono una conservazione ottimale fino a 6/12 mesi. Se decidi di non utilizzare i conservanti, tieni la tua crema in frigo nei periodi estivi e cerca di consumarla entro un paio di settimane. Posso sostituire il conservante antibatterico con la vitamina E? No . La vitamina E è un antiossidante, non un antibatterico. Prolunga la durata di conservazione di una crema rallentando l'irrancidimento degli oli, ma non ha alcun impatto sullo sviluppo di batteri e muffe. Essendoci una fase acquosa e una oleosa è quindi bene utilizzare sia un antibatterico che un antiossidante. Cosa succede se non inserisco un conservante nella mia crema? Se si utilizza una crema scaduta o non conservata bene, si possono rischiare gravi infezioni cutanee. Sempre meglio usare i conservanti! Quanto tempo si conserva la crema fatta in casa? Se hai seguito alla lettera la ricetta, la tua crema si conserverà tranquillamente per almeno 6 mesi . A seconda degli oli che scegli potrebbe durare di più o di meno. Gli oli di canapa o di rosa mosqueta, per esempio, tendono ad irrancidire rapidamente. Come posso conservare correttamente la mia crema fatta in casa? Per sicurezza, assicurati di conservarla in un luogo asciutto a temperatura ambiente , lontano dalla luce diretta del sole. Puoi optare per un contenitore a pompa per ridurre il contatto tra le mani e il prodotto. Se utilizzi un barattolo, è possibile rimuovere la crema con una piccola spatola o con le mani accuratamente lavate e asciugate. In ogni caso, meglio il contenitore protegga bene dalla luce (quindi bene ambrato, satinato o completamente coprente). Infine, non dimenticarti di apporre un'etichetta sul contenitore annotando la data di fabbricazione della crema e gli ingredienti usati! Come posso capire se la mia crema è andata a male? Se la crema cambia rapidamente colore, consistenza o odore , è meglio buttarla via. Vedi un piccolo rivolo d'olio sulla superficie della crema? Niente panico: mescola per amalgamarla bene. Se invece vedi molta acqua sul fondo del contenitore, l'emulsione non è riuscita e la crema potrebbe essere contaminata. Ti consiglio di buttarla via. Altre domande Posso usare la mia crema sia sul viso che sul corpo? Certamente . Non c'è scritto da nessuna parte che non si possa fare. Una crema fatta con emulsione olio in acqua (O/W) tende ad essere piuttosto leggera, per questo è ideale per l'utilizzo sul viso dove la pelle è in grado di assorbirla rapidamente. Puoi usarla anche sul corpo, ovviamente ti renderai conto che sul corpo non rimarrà a lungo e dovrai quindi applicarla più spesso per mantenere la pelle ben protetta e nutrita. Hai altre domande che vorresti farmi sulla crema fai da te? Lascia un commento a questo articolo! Vuoi imparare a fare in casa i tuoi prodotti di igiene e cosmesi naturale? Se desideri metterti in gioco, facendoti accompagnare nelle tue prime ricette di sapone e cosmesi fatta in casa, qui trovi il calendario aggiornato dei corsi . Se invece preferisci lavorare in autonomia, qui sotto trovi le mie dispense complete che ti guideranno passo passo nella realizzazione dei tuoi prodotti. Buon viaggio nel mondo del sapone e cosmesi DIY 🫧 Francesca















