5 motivi per non fare in casa una crema solare
- Francesca - Ecodalia
- 28 apr
- Tempo di lettura: 7 min
Articolo originale di formulabotanica.com
Se ami la bellezza fai-da-te, ad un certo punto avrai sicuramente pensato di fare in casa una crema solare. In questo articolo voglio darti 5 motivi per cui realizzare una protezione solare fai da te è (purtroppo) una pessima idea. Nei miei corsi di autoproduzione non insegno come realizzare formulazioni di creme solari proprio per i 5 motivi che adesso ti presento.

La creazione di creme solari può dividere nettamente i formulatori, tra chi è pro e chi è contro il "fatto in casa". È comprensibile che alcune persone vogliano essere in grado di preparare la propria crema solare fatta in casa, poiché sollevano preoccupazioni riguardo alle sostanze nocive utilizzate nelle creme solari tradizionali. Tuttavia, molti formulatori sono consapevoli che la produzione di creme solari richiede ricerche e test costosi e approfonditi.
Se inizi a cercare su internet ricette di creme solari fatte in casa, troverai una vasta gamma di ricette diverse che vanno dall'uso di oli di base (come l'olio di cocco) all'utilizzo di ingredienti schermanti come l'ossido di zinco e il biossido di titanio.
Purtroppo non c'é ricetta che tenga: tutte le creme solari fatte in casa sono una cattiva idea, a meno che tu non sia disposto/a ad intraprendere test approfonditi a sostegno della tua formulazione.
Come funzionano le creme solari?
Le creme solari sono formulazioni utilizzate per attenuare o ridurre gli effetti negativi delle radiazioni ultraviolette sulla pelle, che sono la principale causa (evitabile) di cancro alla pelle. Le creme solari possono essere realizzate con filtri inorganici e organici, che agiscono per riflettere o assorbire le radiazioni UV.
Gli ingredienti inorganici più comunemente utilizzati, detti anche agenti fisici o minerali, sono l'ossido di zinco (ZnO) e il biossido di titanio (TiO2). Questi due ingredienti sono anche i più comuni nelle ricette di protezione solare fatte in casa che si trovano online.
Le creme solari inorganiche funzionano creando un'armatura sulla superficie della pelle, che riflette e disperde i raggi UV. L'efficacia di questo tipo di protezione solare dipende totalmente dalla formazione della pellicola sulla pelle, che deve essere completamente uniforme per una buona protezione.
I filtri solari organici, o anche detti chimici, funzionano principalmente assorbendo i raggi solari. Per essere attivi, questi ingredienti devono essere fotostabili e ben stabilizzati nella formulazione. I filtri solari chimici sono gli ingredienti che hanno maggiori probabilità di provocare reazioni allergiche e di solito sono più irritanti per la pelle, motivo per cui gli ingredienti fisici si trovano principalmente nelle ricette di protezione solare fatte in casa.

Raggi UV e SPF
Indipendentemente dal fatto che sia organica o inorganica, per essere efficace una protezione solare dovrebbe essere ad ampio spettro, il che significa che filtrerà sia i raggi UVA che UVB, entrambi responsabili degli effetti dannosi delle radiazioni solari sulla pelle.
Mentre si ritiene che i raggi UVB interagiscano direttamente con il DNA e diano inizio alle mutazioni tipiche dei carcinomi basali e a cellule squamose, si ritiene che le lunghezze d'onda UVA interagiscano indirettamente, inducendo la produzione di radicali liberi che possono danneggiare indirettamente il DNA e causare danni alle proteine, contribuendo al fotoinvecchiamento.
Una delle misure più importanti per l'attività di una protezione solare è l'SPF. SPF è l'acronimo di Sun Protection Factor (Fattore di Protezione Solare) ed è uno standard accettato a livello internazionale per valutare l'efficacia delle creme solari; è una misura relativa della durata della protezione dai raggi UVB.
Fare in casa una crema solare è (purtroppo) una pessima idea: ecco le 5 sfide difficili da vincere.
Sfida 1: efficacia
La protezione solare deve essere efficace per proteggerci dalle scottature e dal fotoinvecchiamento precoce. Le creme solari devono quindi funzionare allo stesso modo per tutti. Devono essere applicate in modo uniforme sulla pelle ed essere efficaci indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, dal tempo di applicazione e dalla durata di conservazione della formulazione solare.
Quando si prepara una protezione solare fatta in casa, non se ne conosce l'efficacia se non la si testa in laboratorio. Si dovrebbero quindi effettuare i seguenti passaggi:
Si inizia decidendo quale SPF si vuole ottenere. Poi si sceglie il bloccante SPF corretto per raggiungere quel livello.
La protezione solare viene poi testata in laboratorio più volte durante il processo di sviluppo per garantire che l'SPF sia sempre in linea con le aspettative.
La protezione solare viene poi testata su volontari umani esposti a una quantità specifica di luce solare. Viene quindi valutata la reazione della pelle.
Il laboratorio confronta poi questi risultati con quelli dei test per garantire la corrispondenza dell'SPF.
L'efficacia della tua formulazione di protezione solare deve essere provata e misurata con parametri che ti assicurino che stia funzionando come dovrebbe. Altrimenti, si vola alla cieca. Indovinare l'efficacia della protezione solare osservando soggettivamente la pelle non è accurato e non dimostra che la formulazione sia efficace. E ricorda che l'arrossamento della pelle è legato soprattutto ai raggi UVB. Solo un test di laboratorio dimostrerà se la tua crema solare fatta in casa è efficace.
Sfida 2: tempo di esposizione
Quando ci si espone al sole per un po' di tempo senza protezione solare, la pelle inizia ad arrossarsi. Questo fenomeno è noto come eritema o scottatura. L'SPF della protezione solare fornisce un indicatore di quanto tempo si può stare al sole in sicurezza; indica la capacità della formulazione di ritardare l'arrossamento della pelle (indotto dalle radiazioni solari).
Se non conosci la misura dell'SPF della tua protezione solare fatta in casa, come fai a sapere quanto tempo puoi stare al sole in sicurezza?
Anche se si decidesse di rimanere al sole finché la pelle non diventa rossa per determinare il tempo di esposizione della propria formulazione, in genere lo si scoprirebbe troppo tardi: l'eritema può manifestarsi da 6 a 24 ore dopo l'esposizione al sole. Inoltre, anche il tipo di pelle gioca un ruolo nella tempistica e nell'intensità dell'eritema.
Sfida 3: formulazione
Anche se hai esperienza nella creazione di formulazioni, è probabile che la tua protezione solare fatta in casa non funzioni. Puoi indossare il tuo grembiule e fare del tuo meglio in laboratorio, ma anche i formulatori più esperti si ritrovano a tornare più volte al tavolo da disegno quando si tratta di SPF.
L'SPF è influenzato da tutti gli ingredienti della formulazione e dalla tecnica di produzione utilizzata. Non solo è importante la corretta dispersione degli agenti di protezione solare - che si ottiene solo con attrezzature di laboratorio professionali - ma anche l'intera composizione della formula influisce sull'SPF.
Gli agenti di protezione solare inorganici tendono ad agglomerarsi nella formulazione, il che può avere un effetto negativo sull'SPF: potrebbe abbassarsi significativamente in un punto, mentre potrebbe causare punti alti in altri. Inoltre, alcuni emulsionanti, stabilizzatori e certi additivi possono ridurre l'SPF.
Quindi, anche i formulatori più esperti faranno fatica a garantire che i loro filtri solari siano dispersi in modo uniforme, non interagiscano con altri ingredienti, siano fotostabili e forniscano una copertura ad ampio spettro. È necessario valutare l'interazione del pH e trovare un sistema di conservazione che funzioni. Come puoi immaginare, si tratta di un processo finanziariamente impegnativo, in cui probabilmente brucerai sia i tuoi soldi che la tua pelle.
Sfida 4: stabilità
Ossidazione, degradazione, conservazione, grumi. Queste sfide devono essere affrontate da tutti i formulatori di cosmetici. Quando si tratta di esposizione al sole, il problema della stabilità è ancora più importante.
L'ossido di zinco e il biossido di titanio sono ingredienti reattivi, quindi non è possibile garantire che la dispersione di questi ingredienti sia stabile nel tempo in una protezione solare fatta in casa. L'ossido di zinco, ad esempio, è una particella fortemente carica e tende a formare grumi. Non sarai in grado di individuare questi grumi nella tua formulazione, perché di solito sono invisibili a occhio nudo.
Ricorda che le creme solari sono destinate ad essere esposte alla luce del sole e gli ingredienti contenuti nella formula devono essere stabili, non solo all'interno della confezione, ma anche sulla pelle. Per questo motivo, è necessario accertarsi anche della fotostabilità degli ingredienti e della loro interazione reciproca.
Sfida 5: sicurezza
A questo punto avrai probabilmente capito che se la tua crema solare fatta in casa non è fatta a regola d'arte, con tutti gli ingredienti della protezione solare uniformemente dispersi e stabilizzati, molto probabilmente non riuscirai ad ottenere una protezione uniforme sulla tua pelle.
Se non sei ancora convinto/a delle difficoltà tecniche di realizzare una protezione solare fatta in casa, qui sotto trovi alcune statistiche sul cancro della pelle che ti aiuteranno a decidere di abbandonare definitivamente le tue ricette di protezione solare fatte in casa:
Le radiazioni ultraviolette (UV) sono un cancerogeno umano comprovato.
In media, il rischio di melanoma raddoppia se una persona ha avuto più di cinque scottature solari.
La Skin Cancer Foundation afferma che circa il 90% dei tumori della pelle non melanoma è associato all'esposizione ai raggi ultravioletti (UV) del sole.
Negli ultimi tre decenni, il numero di persone che si sono ammalate di cancro della pelle è superiore a quello di tutti gli altri tipi di cancro messi insieme.
La stragrande maggioranza dei melanomi è causata dal sole. Infatti, uno studio britannico ha rilevato che circa l'86% dei melanomi può essere attribuito all'esposizione ai raggi ultravioletti (UV) del sole.
Si stima che il 90% dell'invecchiamento cutaneo sia causato dal sole.
Si noti anche che il tempo che intercorre tra l'esposizione e la diagnosi del tumore per il melanoma è di due decenni o più.
È opportuno citare anche l'ipotesi di compensazione, secondo la quale le persone tendono a compensare l'uso di creme solari aumentando il tempo trascorso al sole, ossia il senso di sicurezza dato dalle creme solari incoraggia un'esposizione al sole più prolungata. Per questo motivo, una protezione non uniforme è ancora più pericolosa.
Il verdetto: non fare in casa una crema solare!
L'uso della protezione solare è e rimarrà un argomento controverso. Tuttavia, possiamo sperare di essere tutti d'accordo sul fatto che la protezione solare è importante e che il suo uso aumenta le nostre possibilità di non ammalarci di cancro alla pelle.
Molte questioni riguardanti le formulazioni delle creme solari non sono ancora state risolte, questo è un dato di fatto, ma ricorda che la protezione solare dovrebbe essere solo una delle strategie di protezione della tua pelle. Quando sei al sole, proteggiti indossando abiti coprenti, evitando un'eccessiva esposizione al sole e scegliendo una protezione solare di cui ti fidi.
Fonti:
International Agency for Research on Cancer: IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans: Solar and Ultraviolet Radiation, vol. 55. Lyon, France: International Agency for Research on Cancer; 1992.
Weinstock MA: Epidemiology of ultraviolet radiation. In Cutaneous Oncology: Pathophysiology, Diagnosis, Management. Edited by Miller SJ, Maloney ME. Malden, MA: Blackwell Science; 1998:121–128.
General: Título: Sunscreen Fonte: Current opinion in oncology [1040-8746] Weinstock, A yr:2000 vol:12 iss:2 pg:159 -162
Dangerous: Sunscreen Use and Duration of Sun Exposure: a Double-Blind, Randomized Trial Autier, Philippe ; Dor, Jean – Franois ; Ngrier, Sylvie ; Linard, Danile ; Panizzon, Renato ; Lejeune, Ferdy J ; Guggisberg, David ; Eggermont, Alexander M. M Journal of the National Cancer Institute, 1999, Vol.91(15),
Guidelines for SPF tests: FDA guidelines and EU standard tests.
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